The Makélélé Role

In origine fu Nobby Stiles, campione del mondo con l’Inghilterra nel 1966 e d’Europa con il Manchester United due anni dopo. Poi arrivò John McGovern, capitano del Nottingham Forest vincitore di due Coppe dei Campioni consecutive tra il 1979 e il 1980. In tempi più recenti c’è stato Roy Keane, ma poi anche Mascherano, Fernandinho e, oggi, N’Golo Kanté. Il ruolo dell’holding midfielder, quello che noi chiamiamo mediano incontrista, fa parte del passato ma anche del presente della Premier League, tra i vari Rodri, Fabinho, McTominay. Ed è curioso che un ruolo così ricorrente nel calcio inglese sia stato associato, nella dicitura comune, ad un calciatore che forse oggi ricordiamo soprattutto per i suoi trascorsi con il Real Madrid e la Francia: Claude Makélélé.

The Makélélé Role”, il ruolo di Makélélé. Lui, timido per natura, in un intervista del 2007 diceva: “È un grande onore per me che a quel ruolo sia stato dato il mio nome, credo che dimostri che ho raggiunto tutto quello per cui ho lavorato”. Lavorato è proprio il termine giusto, per il ragazzo partito da casa a 16 anni per giocare nelle giovanili del Brest, dove curiosamente veniva impiegato come esterno destro. Poi sono stati i limiti tecnici, certo, ma anche un’intelligenza fuori dal comune a portarlo verso il centro del campo, dov’è diventato un’icona del ruolo.

Rete di Claude Makelele (Chelsea) in un London derby contro il Totteham nel 2006 - Photo by The Guardian Rete di Claude Makelele (Chelsea) in un London derby contro il Totteham nel 2006 - Photo by The Guardian

Gli anni al Chelsea

Che senso ha dare un’altra mano di vernice dorata su una Bentley se poi vendi l’intero motore?”. Zidane, uomo intelligente da calciatore così come da allenatore, commenta così la decisione del Real Madrid di non accettare le richieste di Makélélé nel 2003: il francese percepisce di essere importante per i Blancos e vuole un aumento di stipendio. Fernando Hierro, all’epoca capitano del Real, ha dichiarato che “perdere Makélélé fu l’inizio della fine per i Galacticos”. Ad ogni modo, il Chelsea accontenta le richieste di Makélélé e lo porta in Premier League.

Abituato agli (scarsi) standard difensivi dei compagni del Madrid, per Makélélé fare il Makélélé al Chelsea è un gioco da ragazzi. Claudio Ranieri dice che Claude è "la batteria" della squadra, ma nel 2003-04 i Blues chiudono secondi ed eliminati dal piccolo Monaco in Champions League. Il secondo anno a Londra arriva Mourinho e stavolta nessuno può fermare il Chelsea: sono 95 i punti in campionato e il titolo va a Stamford Bridge. Tra i vari Lampard, Gundjohnsen, Joe Cole, Robben e Drogba, lo Special One non ha dubbi: “Il giocatore dell’anno è Makélélé”.

Il Chelsea vince il titolo anche nel 2006, con Makélélé sempre in grande spolvero. L’anno successivo il francese ha dei problemi con Mourinho, che esprime pubblicamente la volontà di trattenere il suo centrocampista trentaquattrenne dagli impegni con la Nazionale. Questi problemi frenano l’ascesa di Makélélé, che nell’ultimo biennio al Chelsea fa comunque in tempo ad essere uno dei protagonisti nella cavalcata che nel 2008 porta il Chelsea nella finale di Champions League poi persa a Mosca.

Claude Makelele con la maglia del Chelsea - Photo by The Guardian Claude Makelele con la maglia del Chelsea - Photo by The Guardian

“Corsi e ricorsi storici” verrebbe da dire, pensando che oggi un altro grande holding midfielder francese fa le fortune del Chelsea. Kanté ha detto di sentirsi diverso da Makélélé, ed è ovviamente vero: il calcio oggi si è evoluto ed è molto diverso da quello che era quindici anni fa. Tuttavia, allo spessore e l’intelligenza di uomini come Makélélé il Chelsea continua ad affidarsi, anche professionalmente, visto che tutt’oggi è pagato dal club per allenare i giovanissimi e fare da mentore per i giocatori delle giovanili. D’altronde la grandezza di certi calciatori va oltre i ruoli o i numeri – soprattutto quando si tratta di vere e proprie icone come Makélélé. di Gianluigi Sottile