Burnley-West Ham è la portata che chiude il ricco menù della giornata numero 34 di Premier League. Succulenta. Perchè nella suggestiva cornice di Turf Moor si gioca per la salvezza e la lotta Champions. I padroni di casa blinderebbero la permanenza in massima divisione con una vittoria. Mentre gli Hammers, in leggero calo dopo due sconfitte consecutive, chiedono strada per restare aggrappati al quarto posto del Chelsea. E Moyes si affida ad Antonio. Ristabilito. E gli affianca Lingard, Fornals, Lanzini e Benrhama. Per un West Ham a trazione anteriore.

Primo tempo

Un quarto d’ora è lunga la fase di studio a Turf Moor. Poi le due squadre si tolgono il mantello ed iniziano a darsele di santa ragione. Un attacco il Burnley. Uno il West Ham. Ritmi vertiginosi. Benrahma e Fornals col passo veloce tengono in allarme la difesa di casa. Al 18’ al primo affondo Wood sbeffeggia in area Diop, prima. E poi anche Soucek. Solo che il ceco lo abbatte e origina il rigore che lo stesso neozelandese calcia con lucidità nell’angolino basso. Ma il vantaggio del Burnley dura come un gatto in tangenziale. Lingard-Coufal-Antonio confezionano il pareggio. Con l’attaccante inglese che di testa raccoglie l’assist del laterale ceco e beffa Pope. Proprio Antonio con la sua fisicità tiene sulle spine la difesa dei ‘Clarets’. E poco dopo è abile a passare ‘dietro’ a Mee e Tarkowski e con la coscia destra spinge in rete un tiro-cross velenoso di uno scatenato Benrhama. E l’operazione sorpasso si materializza. Sean Dyche è imbufalito sull’angusta panchina di Turf Moor. Urla. E si sbraccia. Dando consiglio ai suoi su come muoversi in campo. Specie ai suoi attaccanti. Wood fa tanto lavoro sporco. Ma rimane lucido negli ultimi sedici metri. Vydra anche corre tanto. Ma in fase di conclusione pecca di killer instinct. Soprattutto alla mezzora quando il pallonetto vis-a-vis con Fabianski non oltrepassa la linea di porta. Mentre Antonio sa come far gol. E sfiora addirittura la tripletta al tramonto della prima frazione. E cosi, tra corse e tiri in porta. Proteste e gol, termina un primo tempo bello ed avvincente.

Turf Moor
Turf Moor - Photo by offcial Twitter Burnley Fc

Secondo tempo

Fornals e Lanzini disputano una partita di grande applicazione. Seppur il Burnley per il suo modo di giocare ruvido, aggressivo, appiccicoso, sia fastidioso quasi quanto un tampone nasofaringeo. Per restare su temi d’attualità. Antonio è una furia. Si continua a giocare su ritmi forsennati. E anche bene. Dyche si affida alla freschezza di Jay Rodriguez. Che sfiora il pari al 64’. Così come pochi secondi prima Brownhill in acrobazia. Poi su Turf Moor si abbatte un acquazzone. Che però non spaventa i 22 protagonisti in campo. I quali continuano a dare tutto. Il Burnley si scopre, per tentare il colpo del 2-2. Ed il West Ham di rimessa colleziona un paio di chance per chiudere la partita. La più ghiotta capita sul destro di Antonio. Ma lo apre troppo e la palla termina a lato. Stessa sorte per il diagonale di Cresswell.

Finale al cardiopalma

Tanta pioggia, tante emozioni. Gudmunsson rileva McNeil. Dyche cambia. Non Moyes. Che a 15’ dalla fine è ancora con l’undici di partenza. È la Premier League. Unica e speciale anche in questo. Solo al 79’ l’ex manager dello United pesca forze fresche dalla sua panchina. Bowen. Che da il cambio a Benrhama. Autore di una prova molto positiva. Gli ultimi minuti diventano una corrida. Ancor più di quanto non lo siano stati i precedenti 85’. Bellissimo spettacolo. La sceneggiatura del match sembra poter cambiare da un momento all’altro. Sino agli ultimi secondi dello stesso. Con attacchi da ambo le parti. Fornals sfiora il tris. Lingard si vede respingere il suo perfido tiro in bagher da Pope. La generosità dei Clarets però non è premiata col gol del pareggio. E i tre fischi dell’arbitro Taylor sono accolti con festosità solo dagli Hammers che conquistano tre punti fondamentali, utili per non perdere terreno dalle rivali in lotta per il quarto posto. Il Burnley è sconfitto, recrimina, perchè avrebbe potuto anche pareggiarla, ma tutto sommato la salvezza è lì lì, a poche decine di metri di distanza.

di Andrea Indovino