Il mio viaggio a Nottingham: il Forest del mito Brian Clough
Robin Hood
ANottinghamci sono due statue: una diRobin Hood, l’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri, l’altra diBrian Clough, l’allenatore che ha portato ilForestsul tetto del mondo. Due miti, due eroi, che hanno fatto sognare grandi e piccoli. Come molti bambini amavo Robin Hood (tanto da consumarne la video cassetta) e le sue avventure per la foresta diSherwood; poi crescendo ho scoperto Brian Clough, un personaggio che sicuramente ha un posto nell’Olimpodei migliori allenatori della storia.
Il sogno nel cassetto
Da tempo sognavo di visitare Nottingham, una città che sicuramente merita un capitolo a parte nella storia del calcio mondiale, sede di due club che hanno fatto la storia di questo sport. Il primo, non ce ne vogliano i rivali cittadini (delNotts County), è ilNottingham Forest, unico club al Mondo ad aver vinto piùChampions League(2) che campionati nazionali (1).
Il viaggio
È inizio novembre e decido con la mia ragazza di partire per l’Inghilterra. È il nostro primo viaggio fuori dall’Italiae il primo vero viaggio dopo due anni diCoronavirus. Diverso tempo prima a cena, in un posto tutt’altro che banale, era stata fatta una promessa: quella di visitare Nottingham alla prima occasione possibile. Nel mezzo una pandemia mondiale, un lockdown,Roma,Wimbledonma era solo questione di tempo che la promessa venisse mantenuta.
La decisione di partire avviene rapidamente, il viaggio non è per niente facile, l’aeroporto di Nottingham non è per nulla ben collegato con l’Italia, così atterriamo aManchestere prendiamo il treno che impiega un paio di ore per arrivare a destinazione.
Lo stadio
Nottingham è una piccola città che dopo un paio di giorni vi sembra di conoscerla già a memoria e lo stadio è facilmente raggiungibile tramite i mezzi pubblici.
IlCity Groundnonostante gli anni, inaugurato nel 1898, è un impianto di tutto livello, costruito a pochi passi del fiumeTrent, ha una capienza di circa 30 mila posti. Fuori c’è un clima molto tranquillo, almeno nei giorni in cui non ci sono le partite, sulle rive del fiume alcuni pescatori cercano fortuna con le loro canne e famiglie passeggiano beate.
La signora
L’impianto, come molti stadi di Serie inferiori allaPremier League, non ha tour organizzato e quindi in quella tarda mattinata mi avvicino alla segreteria per trovare un’anima pia che accetti la mia richiesta di poter visitare l’interno e scattare qualche fotografia.
Espongo la mia richiesta ma la signora al desk mi dice che in quel momento non è possibile perché non è presente nessuno che può accompagnarmi ma che posso lasciare il mio numero di telefono e verrò ricontattato se ce ne sarà l’occasione. Deluso e con poche speranze di essere chiamato lascio lo stadio ed essendo l’ora di pranzo mi dirigo verso un posto per mangiare.
Una chiamata inaspettata
Durante il pranzo mi squilla il telefono, sul display un numero inglese, dall’altra parte è l’ufficio stampa del Nottingham dandomi appuntamento la mattina del giorno successivo. Non credo a quelle parole ma sembra che quel giorno la fortuna mi abbia mostrato il proprio lato.
La visita
Così l’indomani, felice come un bambino il mattino diNatale, ci presentiamo puntuali all’appuntamento, ad aspettarci c’èMatthew, alto ragazzo biondo tra i 25 e i 30 anni, pronto a farci da guida all’interno dello stadio.
Non nascondo l’emozione tanto che nei primi minuti sono quasi in silenzio.
Entriamo allo stadio da un ingresso secondario che subito ci troviamo a bordo campo, a pochi passi dal terreno di gioco. Lo stadio non è grande, ma il colpo d’occhio è sicuramente importante, una delle due tribune è giustamente dedicata all’idolo da queste parti: Brian Clough.
Ammiro lo stadio con una panoramica a 360° e mi siedo anche in panchina scattando qualche foto. Purtroppo accedere agli spogliatoi non è possibile ma mi reputo più che soddisfatto per la visita.
See you soon
Salutiamo Matthew con una promessa, quella di tornare prima della fine della stagione e non è detto che ciò non accada con un sogno, quello di un ritorno in Premier League dopo più di vent’anni, perché no nella città dove Robin Hood e Brian Clough hanno fatto sognare intere generazioni.
di Lorenzo Petrucci