Emmanuel Petit, il fedele scudiero di Arsène Wenger
Si dice che “la vera forza di uno spartano è data dal guerriero al suo fianco”. Può essere un amico, un compagno di squadra e per un allenatore un giocatore che in campo segua ed esegua le indicazioni del tecnico.
Emmanuel Petit ai tempi del Monaco prima e dell'Arsenal poi è stato per Arsène Wenger un fidato combattente, un fedele scudiero, un giocatore in grado di fare grandi cose in campo (in realtà anche fuori), vincere tutto o quasi a livello di club e nazionale.
Le origini del mito
Classe 1970, nasce a Dieppe, un piccolo paesino dell’alta Normandia. Terra natale dei Galli, di Asterix e Obelix, e forse sarà per questo che il biondo calciatore francese ha avuto sempre nel sangue lo spirito battagliero. Inizia a giocare con il club della zona, l’Argues, ma a 18 anni il Monaco non si fa scappare l’occasione portandolo nel Principato dove trova per la prima volta il suo mentore Arsène Wenger.
Il Monaco e Wenger
Wenger è forse uno dei primi a notare le qualità di Petit che non ci pensa due volte a lanciarlo non solo in prima squadra ma a farlo diventare uno dei titolarissimi, a soli 19 anni, di quel Monaco vincitore della Coppa Nazionale.
Petit rimane nel Principato per ben dieci anni in cui, Wenger lo modella e consacra come uno dei centrocampisti più forti in circolazione degli anni ’90.
Nel 1996 arriva però la separazione (temporanea) con il suo padre calcistico che si trasferisce a Londra sponda Gunners. Emmanuel ormai è maturo, arrivato a Monaco poco più che ragazzino è ora un uomo maturo portando la stagione successiva il club monegasco a vincere il campionato francese.
L'Arsenal
A 27 anni, la Francia ormai sta stretta a Petit e dopo 222 presenze e 4 gol con il Monaco decide di ascoltare le sirene che arrivano dall’Inghilterra, Wenger non si lascia sfuggire l’occasione e lo porta all’Arsenal per due milioni e mezzo di sterline. Ai Gunners, Petit, formerà un duo a centrocampo tutto francese con Patrick Vieira.
Debutta in Premier League il 9 agosto del 1997 nel pari per 1-1 contro il Leeds a Elland Road.
Con l’Arsenal, Petit vince subito il double, coppa e campionato nella storica annata in cui riuscirono a rimontare dodici punti alla vetta e a vincere il titolo con due giornate d’anticipo. Le tre stagioni con l’Arsenal, dal ’97 al 2000, sono anni d’oro, vince con la Nazionale francese il Mondiale (segnando il terzo gol in finale contro il Brasile) e l’Europeo (contro l’Italia nel famoso gol di Trezeguet al golden goal).
Genio e sregolatezza
Petit è un personaggio non banale, in campo spicca per qualità e fuori dal rettangolo di gioco fa spesso parlare di sé per una vita sregolata. È lui stesso ad affermarlo nella personale bibliografia pubblicata nel 2015. Lussuosi appartamenti, feste su yacht, party privati e il vizietto dell’alcol.
Emmanuel Petit con la maglia del'Arsenal - Photo byTwitter.comNuovi stimoli
A 30 anni Petit ha vinto tutto o quasi quello che c’è da vincere ed è alla ricerca di nuovi stimoli, il Barcellona si fa sotto e lo porta in Catalogna per 15 milioni di euro. In blaugrana però non va come immaginava, Petit, un po' per necessità e un po' per scelta tattica dell’allenatore Ferrer viene schierato nell’inedito ruolo di difensore centrale.
Il richiamo dell'Inghilterra
Dopo un anno a Barcellona, un difficile ambientamento e qualche problema fisico, Petit decide di tornare in Inghilterra. Manchester United, Tottenham e lo stesso Arsenal si fanno avanti ma alla fine il calciatore sceglie il Chelsea all’inizio dell’era Abramovich.
Rimane con i blues per tre anni, ma il fisico è ormai logoro, le ginocchia fanno iniziano a farsi pesanti decidendo nel 2004 a soli 34 anni di appendere gli scarpini al chiodo. Un ritiro arrivato troppo presto ma nel momento giusto, perché a volte per un calciatore è meglio ascoltare la mente che dice basta che continuare a giocare.
di Lorenzo Petrucci