Chelsea - Lukaku: una storia di un amore longevo ma mai consumato. A 28 anni, dieci anni dopo il primo incontro, sarà il belga pronto per infiammare le anime di Stamford Bridge?

Un 18enne belga sbarca a Londra


18 agosto del 2011. Il Chelsea ha appena ufficializzato l'ingaggio dall'Anderlecht, per circa quindici milioni di euro, del giovane attaccante Romelu Lukaku: il calciatore firma un contratto di cinque anni, divenendo il terzo acquisto di una campagna estiva rivolta alla ricerca di giovani talenti. Prima di lui, infatti, la società di Abramovic ha messo sotto contratto altri due ragazzi, entrambi dicannovenni: il portiere belga del Genk, Thibaut Courtois, e il centrocampista Oriol Romeu dal Barcellona. Per entrambi si prospetta un futuro radioso: le previsioni saranno attese solamente dal primo.
"E' un giovane prospetto molto interessante e noi siamo in grado di riconoscere certi tipi di talenti"; queste le parole di Villas-Boas, tecnico dei blues, sul centravanti belga proveniente da 32 reti nelle 72 presenze con la maglia dell'Anderlecht. La concorrenza è molta e di qualità. Le aspettative sono tante, forse troppe. Non solo in campo. Villas-Boas saluta il club a marzo, per un esonero che si rivelerà fondamentale per la conquista mesi dopo della prima Champions; Lukaku invece, dopo sporadiche apparizioni, va in cerca di un club che possa garantirgli un minutaggio importante: Steve Clark ( per anni vice allenatore a Stamford Bridge) sfrutta i suoi ottimi rapporti con i blues per portarlo al West Bromwich: sarà una annata redditizia, che chiude con diciassette reti e con l'ottavo posto in graduatoria( record del club). Perla della stagione la tripletta allo United( guarda il destino) in un giorno storico per lo stesso club di Manchester: l'addio di Sir Alex.
Dopo tale annata il Chelsea lo riporta a Stamford Bridge, fiducioso di una definitiva esplosione; la concorrenza, come da prassi, è di livello e vede nel reparto offensivo anche i vari Hazard, Torres, Eto'o, Demba Ba, Schurrle ed il giovane Salah. Nonostante questo, Lukaku ha la chance per cambiare la stagione la notte del 30 agosto 2013 quando, a Praga, va in scena la finale di Supercoppa Europea, contro il Bayern di Guardiola: Lukaku non è nell'undici titolare scelto da Mourinho, ma viene inserito al posto di Torres( in rete nel 1-1 con cui terminano i tempi regolamentari) al minuto novantotto. Non ci saranno molte occasioni per mettersi in mostra, ma arriverà la lotteria dei rigori in cui il belga è il decimo tiratore, ultimo dei londinesi; finora, entrambe le squadre hanno realizzato tutti i rigori. La conclusione mancina del ragazzo di Anversa viene parata da Neuer. Il Chelsea perde la coppa, Lukaku la possibilità di conquistarsi, forse per sempre, la maglia blues. Forse.

Il feeling con Goodison Park ed il ritorno da Mou


Arriverà l'Everton e saranno quattro stagioni condite da reti: 87 realizzate in 166 presenza con la maglia toffees, che lo ripropongono tra gli attaccanti più interessanti nel panorama europeo; non arrivano trofei con il club, ma importanti riconoscimenti personali, come quello del novembre 2015 quando diviene il quinto giocatore under-23 a siglare cinquanta reti in Premier( la compagnia, non è così malvagia: Fowler, Owen, Rooney e Cristiano Ronaldo). Questi numeri interessano i grandi club, tra cui lo stesso Chelsea che gli fa una corte serrata: sarà il destino, sarà l'orgoglio di chi non si è sentito adeguatamente apprezzato, il ragazzo declina l'interesse del suo ex club scegliendo il Manchester United, dove lo vuole, a tutti i costi,una sua vecchia conoscenza: Josè Mourinho.
Questa volta per il portoghese non è solo indispensabile, ma fulcro nevralgico della manovra della sua squadra: i risultati gli danno ragione perchè, in una stagione che non vede trofei( finale di Fa Cup persa in finale, indovinate un po', contro il Chelsea), il centravanti belga sigla comunque 27 reti conquistando così il titolo di capocannoniere e portando la squadra al secondo posto. Durante la stagione arriverà anche il premio come più giovane calciatore a raggiungere le 100 reti in Premier League. La stagione successiva inizia bene, per poi prendere una piega diversa, a dicembre, con l'allontanamento di Mourinho: il subentrato Solskjaer gli preferisce spesso come punta centrale il giovane Rashford e per l'ex Everton cominciano dei malumori che lo porteranno a fine stagione a chiedere la cessione. Nonostante anche questa volta il Chelsea si rifaccia vivo, Romelu ha già scelto il suo futuro.

L'arrivo all'Inter


L'Italia, nello specifico la Milano nerazzurra, dove lo attende a braccia aperte Antonio Conte, suo grande ammiratore da sempre, sin dalle due stagioni vissute sulla panchina dei blues dove, anche lui, aveva chiesto alla società il suo acquisto. Questa volta il pressing del tecnico leccese è fruttuoso e finalmente può allenare il suo centravanti preferito; i risultati non gli daranno torto. I due anni "italiani" sono effervescenti, conditi da reti, tante, e da uno scudetto che rompe l'egemonia juventina durata ben nove stagioni: Lukaku si dimostra devastante in un torneo in cui la sua dirompente fisicità impatta in maniera letale. L'affiatamento con Lautaro Martinez, suo compagno d'attacco, risulta ottimo, divenendo tema principale su cui si poggia la tattica di Conte. L'arrivo di Hakimi nella seconda stagione fa il resto: con il marocchino ed il belga, a campo aperto, non ce n'è per nessuno. L'attaccante diviene l'emblema dello scudetto nerazzurro e possibile simbolo di un nuovo ciclo. Ma la crisi economica che coinvolgerà la società non lo permetterà. Prima sarà il comandante, Antonio Conte, a lasciare la nave al sentore di nuove, profonde, difficoltà. Poi sarà la stessa dirigenza ad uscire allo scoperto, facendo intendere la necessità di almeno una cessione illustre per sistemare la situazione economica. Almeno. Hakimi sbarca a Parigi con un importante assegno staccato dal Psg. Sembrerebbe bastare. Invece. London calling. Again

Chelsea - Lukaku. Di nuovo insieme. Sarà la volta buona?


E' nota la ricerca da parte dei blues di un attaccante importante per consegnare a Tuchel una rosa per poter continuare a competere in campo nazionale e non; nome nei sogni di Roman Abramovic è sempre stato uno ed uno soltanto: Erling Haaland. Le offerte al Dortmund ed il corteggiamento al ragazzo non mancano, ma all'ennesimo no della società tedesca il board londinese è costretto a virare altrove. I nomi sono tre: Robert Lewandoski, Harry Kane e Romelu Lukaku. I primi due, per motivi differenti, sono di fatto impercorribili: il Bayern non ha intenzione alcuna di cedere il proprio centravanti, forte di un contratto di altri due anni. Gli spurs, nonostante le difficoltà recenti con il ragazzo, escludono a priori la cessione ad una delle maggiori rivali cittadine. Rimane Lukaku. Difficile. Ma non impossibile, per la no facile situazione economica della società milanese. Per far vacillare presunte certezze "Lukaku non si muove" serve una offerta sontuosa. Irrinunciabile. Che arriva, puntuale, ad inizio agosto.
115 milioni. Nonostante un tentativo iniziale, non molto credibile, di resistenza, la dirigenza nerazzurra cede dinanzi ad una offerta di quelle impossibili da rifiutare. Per il club, ma anche per il giocatore che, consigliato dal procuratore Pastorello, accetta e spinge per tornare a Londra. Stipendio raddoppiato. Possibilità di giocare in un club da anni al vertice a livello nazionale e internazionale. Tutte ragioni valide e logiche. Ma ve n'è anche un'altra, quella meno razionale e più orgogliosa, di voler dimostrare di essere un signor attaccante anche lì dove, per vari motivi, non è mai riuscito. In quella Londra che lo accolse appena maggiorenne e che lo ritrova oggi, uomo, a cui chiedere di prenderla sulle spalle alla ricerca di nuove vittorie. Con un maestro tedesco in panchina e con lo Stamford gremito alle spalle.
It's up to you Romelu. Now or never.
 
Pierluigi Cuttica