La squadra del villaggio


Nelson è un piccolo centro che prende il nome dall’eroe di Trafalgar, situata nel Lancashire, nell’Inghilterra nord-occidentale, sorto intorno ad un piccolo snodo ferroviario verso la metà del XIX secolo. Non si tratta certo di uno dei luoghi più visitati dai turisti che si recano nella regione, eppure conserva un suo distintivo fascino grazie alla combinazione di spazi verdi, archeologia industriale e tradizione calcistica. Il Nelson Football Club, oggi militante nella decima serie del calcio d’oltremanica, fu fondato nel 1882 da un gruppo di lavoratori degli opifici tessili della zona, un club che riuscì anche a ritagliarsi un posto nelle leghe nazionali semiprofessionistiche nei primi anni ’20, pur schierando sempre quasi solo operai provenienti da quell’angolo d’Inghilterra. La casa del Nelson FC è il Victoria Park, un piccolo impianto da 1500 posti, soprannominato ‘Little Wembley’, incastonato tra i cottage ottocenteschi, con le immancabili verande in legno ed i giardini che sono spesso utilizzati, su gentile concessione dei residenti, come area per il riscaldamento dei giocatori.


Un londinese nel nord e la grande occasione


Pur avendo scelto di giocare per la meno quotata nazionale scozzese optando per la cittadinanza materna, David Wilson era cresciuto a Londra e non manteneva di certo lo sgraziato accento delle Highlands. La sua carriera da giocatore si svolse quasi interamente in squadre dell’Inghilterra settentrionale e si concluse con tre stagioni da allenatore-giocatore al Nelson FC. Gli Admirals, prevedibile soprannome del club del Lancashire, si erano arrampicati fino alle serie semiprofessionistiche nazionali, tesserando alcuni professionisti come il difensore gallese Jack Noons, l’attaccante inglese Joe Eddleston, cresciuto proprio in quel distretto, e lo stesso Wilson, pur mantenendo un cospicuo numero di operai nell’undici titolare, una vera impresa sportiva.
Nella primavera del 1923 il Nelson FC fu invitato a giocare alcune amichevoli in spagna, sorprendendo fin da subito per il gioco energico e pragmatico e per i risultati riportati. Ma se aver battuto l’Oviedo, club di alto livello in quella decade, fece scalpore sia in Spagna che nel Regno Unito, l’impresa che incise il nome degli Admirals negli annali del calcio arrivò nell’ultima partita di quel tour iberico, nel pomeriggio del 15 Maggio 1923. Fu il Real Madrid ad ospitare Wilson e compagni, probabilmente credendo di andare incontro ad una vittoria scontata contro quella squadra con in campo ben sei operai e due semiprofessionisti che solo da pochi anni avevano smesso di lavorare in fabbrica. Alcuni quotidiani spagnoli uscirono con titoli come “I Blancos attesi da un branco di fetidi ubriaconi” e “Perché perdiamo tempo con una squadra di pulciosi?”; addirittura il giornalista e scrittore Mario Escudero Dominguez commentò con sprezzo la presenza di un giocatore nero nel Nelson FC, il difensore James Ojiri, figlio di immigrati nigeriani, affermando che accettare di ospitare un nero su quel terreno di gioco sarebbe stata una macchia indelebile sul buon nome del Real e della Spagna.


L’impresa


L’incontro tra i Blancos della capitale spagnola e gli Admirals del piccolo villaggio industriale del Lancashire iniziò con una sorpresa: dopo neanche quattro minuti di gioco, Richard Crawshaw, attaccante degli ospiti, lasciò partire un tiro dal limite dell’area, la palla si infilò ad un palmo dal palo alla destra del portiere iberico per la rete dello 0-1. Al ventiduesimo minuto, dopo altre occasioni fallite dall’attacco inglese, arrivò anche il raddoppio degli ospiti, stavolta Crawshaw fu autore dell’assist che mise Eddleston solo contro il portiere avversario. Saltato l’estremo difensore, una rarità nel calcio di quell’epoca, l’attaccante inglese depositò la sfera in rete per la marcatura dello 0-2; se con la prima rete il pubblico di casa aveva abbassato l’intensità dei canti, questa seconda marcatura ammutolì definitivamente il pubblico spagnolo.
 
Gli attacchi dei Blancos si infrangevano costantemente su un muro di maglie blue toffee ed il risultato non mutò fino ai primi minuti della ripresa. Fu infatti al quarantottesimo minuto che un’azione tambureggiante dei madrileni si trasformò nel contropiede dello 0-3 firmato ancora da Crawshaw. Non appena il Real Madrid trovò la rete dell’1-3, il Nelson colpì nuovamente in contropiede, assist di Eddleston e rete dell’1-4 siglata dal ventunenne saldatore Isaac Hooper. Il goal del definitivo 2-4 non cancellò le espressioni di incredulità e sgomento dal viso dei giganti madrileni, il Nelson FC, il cui monte ingaggi complessivo ammontava a meno dello stipendio del più pagato degli spagnoli, uscì vittorioso dal rettangolo di gioco.
diMichele Mele