Le parole di un gentilissimo addetto dell’ufficio turistico 

“Ci sarebbe Bury – Exeter City, primo turno di FA Cup”, queste furono le parole di un gentilissimo addetto dell’ufficio turistico che si affaccia su Portland Road e sui Piccadilly Gardens di Manchester. “Non dovresti aver problemi a trovare i biglietti sul posto domani prima del fischio d’inizio, sarà facile trovare lo stadio, te lo dico per esperienza, tifo per l’Oldham Athletic e al Gigg Lane ci sono stato un paio di volte” proseguì rispondendo alle mie domande. “Nessun problema, vai tranquillo!” mi disse quando gli spiegai del mio deficit visivo, così, una volta ottenute le indicazioni per arrivare sani e salvi a destinazione, io e la persona che era con me in quei felici giorni di vacanza uscimmo nell’area frizzante di una Manchester soleggiata.

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La mattina seguente, il giorno della partita, le nuvole si rincorrevano nel cielo ed un venticello novembrino soffiava da nord-ovest. Salimmo su un colorato tram diretto verso nord-est e meno di tre quarti d’ora dopo risalivamo in superficie dalla stazione sotterranea del Metrolink di Bury. La città, piuttosto popolosa considerate le piccole dimensioni del centro, nacque come fortificazione altomedievale per poi evolversi in un polo industriale prima ed in un vivace e multietnico centro culturale poi. Dopo una rapida esplorazione delle vie centrali e delle costruzioni più interessanti, che certamente avrebbero meritato più tempo, ed una succulenta bistecca di manzo Hereford in un accogliente pub, ci dirigemmo verso il Gigg Lane, che raggiungemmo dopo una ventina di minuti di cammino a passo svelto costeggiando i verdi campi da gioco della locale squadra di rugby e del Bury College, superando uno dei parchi cittadini ed attraversando un quartiere di cottage bianchi e rossi.

Photo by Michele Mele

Origini

Fondato nel 1885 e recentemente rifondato dopo seri problemi economici, il Bury è una storica squadra che vanta due FA Cup conquistate nelle lontane stagioni 1899-1900 e 1902-1903. In quelle settimane gli Shakers di Gigg Lane vivevano un momento di crisi in campionato e sarebbero retrocessi dalla League One alla League Two, dalla terza alla quarta serie del calcio inglese, alla fine della stagione. Contemporaneamente l’Exeter City avrebbe disputato un’annata di alti e bassi, mancando la promozione nella serie superiore, dichiarato obbiettivo del club del Devon per quella stagione. Consapevole di assistere ad una partita tra due squadre di pari livello, arrivai allo stadio in grande anticipo, notando tuttavia già alcuni pullman carichi di tifosi biancorossi arrivati dal profondo sud-ovest del Paese.

Il garbo con cui fui trattato fin da subito al Gigg Lane resta un vivido ricordo che io e la persona che era con me custodiremo per sempre. Chiesi all’impiegata al botteghino se fosse stato possibile avere un biglietto che mi permettesse di sedere a ridosso della linea di metà campo, in modo da massimizzare le chance di seguire l’incontro con il mio scarso residuo visivo. Non solo fui accontentato, ma, non concependo neanche lontanamente la possibilità che io potessi mentire per ottenere un privilegio, l’impiegata non mi chiese alcun documento che provasse la mia disabilità; meglio non dilungarsi in impietosi paragoni con la realtà italiana. Pochi scalini, poi attraverso una porta, ed ecco il Gigg Lane illuminato dal sole del primo pomeriggio dischiudersi davanti a noi. Durante le fasi di riscaldamento delle squadre uno zelante steward ci suggerì di valutare anche una sistemazione accanto alla cabina della BBC per poter avere una visuale per me più favorevole, ma mi resi presto conto che il posto più in basso era leggermente migliore e tornammo in prima fila, scoprendo poi di essere seduti ad una manciata di sediolini di distanza dal presidente del Bury.

Photo by Michele Mele

Also Sprach Zarathustra

Le squadre entrarono in campo sulle note di “Also Sprach Zarathustra” di Richard Strauss, i padroni di casa con la consueta divisa, maglia bianca, calzoncini e calzettoni blu, l’Exeter City, per i cui tifosi un messaggio di benvenuto era scritto a caratteri cubitali sul maxischermo dello stadio, con la classica divisa costituita da maglia a bande verticali bianche e rosse, calzoncini neri e calzettoni biancorossi. Tranne un’unica conclusione, tra l’altro un po’ fiacca, del trequartista della formazione del Devon, il Bury controllò il gioco per tutto il primo tempo, calciando più volte in porta e trovando la rete del vantaggio a dieci minuti dall’intervallo grazie al colpo di testa vincente dell’anglo-nigeriano Efe Sodje. Il boato di Gigg Lane resta indelebilmente registrato nei miei ricordi: per quanto si possa aver sentito il ruggito di gioia di uno stadio britannico in televisione, niente eguaglia il brivido di euforia che questo scatena quando si genera spontaneamente attorno all’ascoltatore.

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Gli Shakers avrebbero potuto chiudere la partita nella prima frazione di gioco ma il risultato all’intervallo era soltanto di 1-0 per la formazione di casa. Mentre i l sole scendeva dietro la West Stand, occupata dai coloratissimi tifosi ospiti, trasformando una giornata che si era fatta limpida in un cielo stellato, e lo speaker elencava i parziali degli altri match di FA Cup che si stavano disputando in contemporanea, suscitando una breve e composta esultanza del pubblico di casa quando fu annunciato che il Rochdale, rivale storico del Bury, era sotto all’intervallo contro i dilettanti dell’Harrogate, mi godevo il momento, respirando a pieni polmoni l’atmosfera della competizione calcistica più antica del mondo e l’indescrivibile profumo dell’aria in Inghilterra. Intanto la persona che era con me andò alla ricerca dei bagni ed entrò per errore nella sala stampa, probabilmente non ebbe neanche il tempo di orientarsi che si vide consegnare una fumante tazza di caffè omaggio da uno dei giornalisti presenti quel pomeriggio al Gigg Lane. Dopo quest’ennesimo gesto cordiale, ci riaccomodammo ai nostri posti per il secondo tempo.

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La seconda metà dell’incontro fu anche più vivace della prima ed estremamente più combattuta. Il portiere del Bury Trevor Carson salvò il risultato in più di un’occasione, specialmente con due uscite portentose che sbarrarono la strada a due diversi attaccanti dell’Exeter City lanciati in campo aperto verso la rete. Sodje, all’epoca viceallenatore e giocatore, passò rapidamente da eroe del giorno a cattivo del momento quando entrò in modo scomposto sull’ala dei biancorossi, guadagnandosi la seconda ammonizione e lasciando i suoi in dieci per la mezz’ora finale. Il Bury tuttavia non rinunciò al suo gioco ed andò un paio di volte vicino al raddoppio, prima con un tiro deviato che l’estremo difensore del City deviò in corner, poi con un contropiede nei minuti finali, una pazza corsa box to box di Dominic Poleon che culminò in un tiro cross che passò sibilando tra il portiere ospite ed il centravanti degli Shakers protesi alla ricerca dell’impatto con la sfera.

Boato di giubilo

Al triplice fischio finale il Gigg Lane esplose in un boato di giubilo, uno dei pochi in quella stagione di magra per gli Shakers, e le due tifoserie lasciarono lo stadio esattamente come vi erano entrate: non uno steward a separarle, anzi sciarpe biancorosse e biancoblu procedevano mischiate verso i parcheggi o in direzione del centro cittadino e della stazione. Quell’1-0 così movimentato, indubbiamente più vivace di molti incontri della Champions League, proiettò il Bury verso il secondo turno, statisticamente una sfida come migliaia di altre nella lunga storia della FA Cup, non tuttavia per me e per la persona che era con me, mai stata prima ad una partita di calcio in nessuna nazione.

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Nonostante facessi fatica a vedere il pallone quando si trovava dalla parte opposta del campo, credo di essermi goduto il match come ogni altro spettatore presente quel pomeriggio al Gigg Lane, al di là forse di qualche tifoso ospite, e ciò fu possibile anche grazie all’ambiente inclusivo che scoprii in quel sabato di Novembre. L’accoglienza calorosa e professionale fu la ciliegina sulla torta: mi sentii accolto ed accettato, parte della comunità nonostante non fossi un supporter del Bury, eppure è proprio così che gli Shakers si sono guadagnati un nuovo tifoso.

di Michele Mele