“Re” Mido, il Maradona egiziano troppo folle per essere un campione
“Folle, folle meravigliosamente folle” diceva il poeta Enrico De Manzo, questo è Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, più semplicemente conosciuto col nome di Mido. Attaccante classe ’83, considerato nei primi anni 2000 una giovane promessa, forse per troppo tempo, del calcio egiziano. Campione d’Africa con la sua Nazionale nel 2006 ha giocato in Belgio, Italia, Olanda, Spagna e Inghilterra costantemente alla ricerca della reale consacrazione mancata a causa di un carattere controverso e uno stile di vita non da calciatore esemplare.
Gli inizi
Inizia a giocare in patria dove si fa le ossa nello Zamalek, una delle squadre più famose in Egitto. Nel 2000 l’occasione di sbarcare in Europa, il Gent lo porta in Belgio dove neanche maggiorenne segna subito 11 gol in 23 presenze alla prima stagione. Qui comincia a far parlare di sé non solo sul campo, inizia ad uscire il carattere ribelle dell’egiziano e i tabloid non fanno che parlare della sua relazione con Miss Belgio con il matrimonio, trasmesso in diretta tv, che raggiunse picchi di audience quasi mai visti sul piccolo schermo.
L'occasione sprecata
Le buone prestazioni attirano le attenzioni dell’Ajax. In quegli anni il club olandese è ricco di giovani rampolli pronti a esplodere: Van der Meyde, Van der Vaart, Seedorf e Ibrahimovic. Koeman, l’allenatore dei lancieri, vede oltre e trasforma Mido da esterno offensivo sinistro lo sposta al centro dell’attacco sfruttando tutta la sua fisicità e lo spiccato fiuto per il gol.
L’Ajax quell’anno vince il titolo nazionale e la coppa, il The Guardian lo acclama come il “Maradona del calcio egiziano” ma a Mido manca qualcosa: la famiglia.
In quella situazione, trova in Ibrahimovic oltre che un compagno un amico. Lo svedese parlò così dell’amico “Mido è come me, ma peggio”. I due si resero protagonisti di gare clandestine con auto di lusso nell’autostrada di Amsterdam, serate nei night della città olandese, fino a un famoso diverbio in spogliatoio in cui Mido, nervoso per un pallone non ricevuto durante la partita, lancia una forbice verso l’attaccante svedese che viene mancato di poco.
Il giro di prestiti
Dopo due anni ad Amsterdam in cui si rende più protagonista con bravate che in campo, l’Ajax stufo lo cede prima a titolo temporaneo in Spagna al Celta Vigo e poi definitivo in Francia all’Olympique Marsiglia. In Costa azzurra però vede poco il campo perché coincide con l’exploit di un altro attaccante, Didier Drogba. Firma allora per la Roma, all’ombra del Cupolone dietro alle giocate di Francesco Totti avrebbe l’occasione del rilancio ma anche qui fallisce passando nel gennaio del 2005 in prestito al Tottenham.
Welcome in England
Con gli Spurs trova la titolarità in squadra e ancora di più la serenità ricorsa per diverso tempo. Debutta con il Tottenham il 5 febbraio del 2005 nella gara in casa vinta 3-1 contro il Portsmouth grazie a due suoi gol. Nei primi sei mesi colleziona 36 presenze e 13 gol, un bottino sufficiente che porta il Tottenham a riscattarlo per 7 milioni di euro. La stagione successiva però non è felice, non si sposa col tecnico Martin Jol e perde il posto a favore di Berbatov. Passa così al Middlesbrough ma complice due seri infortuni vede il campo poco collezionando 25 presenze e 6 gol in due anni.
Per ritrovare la forma e stimoli, dopo il breve prestito di sei mesi al Wigan, dove viene acclamato quasi da Dio sceso in terra in Egitto al Zamalek senza però trovare continuità, torna in Inghilterra e nel febbraio del 2010 passa sempre a titolo temporaneo fino a fine stagione al West Ham.
Agli Hammers, pur di rilanciarsi, consapevole che questa è una delle sue ultime occasioni, decide di decurtarsi lo stipendio al minimo sindacale (1000 sterline a settimana) ma termina la stagione con sole misere nove presenze e zero reti.
Il ritorno di fiamma
Chiusa la parentesi col West Ham torna all’Ajax con un contratto annuale, voluto da Jol suo allenatore ai tempi del Tottenham. Dopo aver recuperato da un infortunio, parte anche bene conquistandosi il posto da titolare dopo aver segnato due gol nelle prime cinque partite. Jol però viene esonerato e il nuovo allenatore, De Boer, lo vede poco, preferendogli El Hamdaoui o Luis Suarez e così a fine stagione saluta i Lancieri.
Il ritiro
Decide allora che è tempo di tornare a casa, firma per tre anni e mezzo con lo Zamalek, il club che lo ha lanciato ma fino ad ottobre non può scendere in campo a causa di un errore giuridico avvenuto nella transazione del contratto.
Chiude la carriera da calciatore tornando in Inghilterra nel Barsnley in Championship con cui gioca in una sola occasione fino alla rescissione consensuale del contratto nel gennaio del 2013 e annunciare nel giugno dello stesso anno, a soli 30 anni, il ritiro dal calcio giocato.
Mido allenatore
Appesi gli scarpini al chiudo, ricopre diversi ruoli (dal direttore tecnico, all’allenatore) per diverse squadre: Zamalek, Al-Wahda e per ultima il Pyramids fino ad aprile del 2021. Dopo il ritiro si rende protagonista più per fattori extra calcistici che altro, segue un’alimentazione irregolare e arrivare a pesare 150 kg per poi tornare a un peso ideale.
Oggi, a 38 anni, è uno degli ex calciatori con più talento sprecato degli ultimi vent’anni del calcio europeo e pensare che a inizio carriera prometteva anche di più di un certo Ibrahimovic, due anni più grande, ancora in campo e trascinatore del Milan alla qualificazione in Champions League.
di Lorenzo Petrucci