8 Marzo 2005

L'8 Marzo 2005 a Stamford Bridge andò in scena una delle più belle partite della storia del calcio. Quella notte fu un inno al calcio, lo stadio era una pentola a pressione e ribolliva di canti e cori per i Blues. Il Barcellona di Frank Rijkaard era indomabile e, per avere il giusto timore reverenziale bastava leggere l’undici titolare.

Chelsea: Petr Cech, 20-Paulo Ferreira, 6-Ricardo Carvalho, 26-John Terry, 13-William Gallas, 4-Claude Makelele, 8-Frank Lampard, 10-Joe Cole; 11-Damien Duff, 22-Eidur Gudjohnsen, 9-Mateja Kezman.

Barcelona: 1-Victor Valdes, 2-Juliano Belletti, 5-Carles Puyol, 23-Oleguer, 12-Giovanni van Bronckhorst, 6-Xavi, 14-Gerard, 20-Deco; 24-Andres Iniesta, 10-Ronaldinho, 9-Samuel Eto'o

D’altro canto il Chelsea di Josè Mourinho era una squadra compatta che si esaltava tra le mura amiche, lasciandosi trascinare dall’atmosfera delle grandi notti europee. Scontro tra titani.

Chelsea
Frank Lampard realizza la rete del momentaneo 2-0 (Chelsea - Barcellona 8 Marzo 2005) - Photo by Twitter.com

 

Senza Drogba


I Blues orfani di Drogba, espulso nel match d’andata, non potevano contare sul bomber di razza che tanto avrebbe fatto comodo. Lo Special One aveva ridisegnato la formazione cercando di non dare punti di riferimento ai catalani, mossa che si rivelerà azzeccata. I padroni di casa, dopo la sconfitta per 2-1 rimediata al Camp Nou, non avevano alternative se non la vittoria. Pronti via e Gudjohnsen si calò subito nella parte e all’8’ mise subito le cose in chiaro. L’islandese in maglia numero 22 si fiondò su un cross di Kezman e con un movimento da manuale eluse portiere e difensore, e cadendo riuscì a depositare in rete. Chelsea in vantaggio. Nemmeno il tempo di metabolizzare l’accaduto che al minuto 17 ecco il raddoppio, Joe Cole seminò mezza squadra del Barca con un’azione devastante sulla sinistra, il numero 10 impegnò dalla distanza Valdez e sulla sua corta respinta arrivó come una sentenza Frank Lampard. 2-0 e Stamford Bridge impazzito. Mourinho non si scompose, si limitò ad una smorfia e si compiacque sistemandosi il cappotto marrone, classico english style.

A questo punto ci si aspettava la reazione del Barca ma dopo due minuti era ancora tempo di esultare, infatti Duff scappò tutto solo davanti al portiere freddandolo con un sinistro preciso sul primo palo. Questa volta anche lo Special One non si contenne, alzandosi dalla panchina per scatenare un misto di gioia, incredulità e frustrazione. Il Barca sotto di tre reti si affidò a quel numero 10 che con i piedi faceva magie e deliziava la platea, anche e soprattutto quella avversaria che non era abituata a simili colpi. Dopo aver accorciato le distanze su rigore al 27', Ronaldinho si caricò la squadra sulle spalle e sul finire di primo tempo fece qualcosa di incredibile.

Stamford Bridge
Rete da cineteca di Ronaldinho a Stamford Bridge - These Football Times

 

Minuto 38

Minuto 38 : la squadra di Mou era tutta rintanata nella propria area mentre il Barca cercava disperatamente il pertugio giusto ma senza riuscire a scalfire più di tanto. Ecco che allora salì in cattedra Ronaldinho che addomesticò un pallone al limite dell’area avversaria, il brasiliano si esibì in un balletto quasi stucchevole che mandò fuori giri i difensori londinesi, il numero 10 colpì la palla con l’esterno destro trovando l’angolo alla destra di Cech. Un gol pazzesco, da fantascienza, da antologia. Stamford Bridge rimase ammutolito.

Stamford Bridge
Ronaldinho a Stamford Bridge (8 Marzo 2005) - Photo by Dream Team

Nella ripresa il match calò leggermente di intensità e gli ospiti provarono a congelare il possesso palla per tirare al 90esimo e portare a casa la qualificazione ai Quarti di Finale. Il Chelsea trovò la rete del 4-2 e della qualificazione grazie ad uno stacco imperioso del capitano John Terry che fece letteralmente impazzire Stamford Bridge fissando definitivamente il risultato. Il Barca uscì dalla Champions League ma la partita di quella sera sarebbe rimasta negli annali del calcio, infatti per la danza con tanto di esterno destro incorporato fu un qualcosa di sublime, simile alla perfezione ma vicino alla follia. La rete di Ronaldinho era un inno al calcio, era poesia, era tutto quello per cui ogni stadio si va allo stadio o si accende la televisione per guadare una partita di calcio.

di Antonio Marchese