La mia esperienza all’Olympic Stadium di Londra per West Ham – Atalanta
Finalmente
Dopo tanto, troppo, tempo causa Covid, eccomi finalmente, dopo un anno aLondraa vedere una partita di calcio. Ho sognato e immaginato questo momento per tanto tempo, un po' come se non vedi il tuo ragazzo per mesi e mesi e poi arriva il giorno che vi rivedete. La felicità non è il solo sentimento che provi, c’è anche emozione e una sana dose di commozione.
Il mio rientro definitivo in Italia dopo quasi un anno è ormai questione di giorni e non posso andarmene senza aver visto una partita. È inizio agosto, manca poco all’inizio dei campionati e le squadre aprono per la prima volta i loro stadi per partite amichevoli. Tra queste ilWest Hamha programmato un incontro con l’Atalantaall’Olympic Stadiume non posso perdere l’occasione e riesco a prendere i biglietti per la partita.
La giornata
È il 7 agosto e quel giorno mi sveglio presto, anche perché prima della partita ho in programma la seconda dose di vaccino niente po’ po’ di meno che allo stadio delWimbledon, mica poco.
Fatto il vaccino, la partenza è dalla periferia sud ovest di Londra, con precisione daSouthfields. Il viaggio è lungo ma non mi faccio impensierire, l’emozione di essere della partita è assai. Devo prendere un autobus fino aTotting Broadway, poi laNorthern linefino aBanke infine laCentral linefino aStratford, in pratica attraverso Londra che arrivare prima aManchester(una città a caso) avrei fatto prima.
Lo stadio
Anche se è agosto, il clima in Inghilterra non regala molte giornate soleggiate, si vede dal mio colore di pelle ancora chiaro a differenza di molti amici al mare in Italia ben abbronzati. Per non fare un torto quel giorno piove ma per fortuna la metro di Stratford è al chiuso e per arrivare allo stadio devo fare solo un piccolo pezzo a piedi. Uscita dalla metro però non ho la più pallida idea di dove andare e così astuta seguo un numeroso gruppo di tifosi del West Ham diretti sicuramente allo stadio.
Cerco anche qualche tifoso dell’Atalanta, non tanto per parlarci ma per scovare magari qualche connazionale che noi italiani cerchiamo sempre ovunque andiamo, ma non trovo nessuno se non un tifoso a fine partita con la maglia diGosens.
L’idea è quella di andare allo store prima di entrare allo stadio, anche magari per prendere una sciarpa o un souvenir, ma arrivata tardi ed è chiuso. Mi dirigo quindi verso l’ingresso, il Gate A, a differenza di quanto accade in Italia con controlli a non finire esibisco solo il biglietto e sono dentro. Già da fuori si sentono i cori e appena salgo le scale e scorgo il campo sale l’emozione così che col biglietto in mano non riesco a trovare il mio posto e mi faccio aiutare da uno steward.
La partita
Per accomodarmi al mio posto, tra la curva e la tribuna, devo far alzare quasi tutta la fila, chiedo gentilmente di passare e tutti cordialmente mi fanno spazio. Vicino a me c’è un anziano signore di circa 70/80 anni con cui presto inizio a parlare. È sdentato e parla un inglese molto stretto, capirlo non è sempre facile ma riusciamo a conversare.
Prima del fischio iniziale, per ogni gol e a fine partita partono le famose bolle di sapone con l’inno, il famoso “I’m forever blowing bubbles”cantano dai numerosi tifosi. Lo stadio è una bolgia, la mia reazione è WOW.
A fine primo tempo provo a mangiare qualcosa, cerco di non esagerare perché la sera a rientro a casa ho in programma la pizza con le mie coinquiline, da grande amante dei dolci prendo quindi una merendina e torno al mio posto.
Nel secondo tempo l’Atalanta cala e il West Ham segna dopo pochi minuti dal rientro in campo conAntonioe poi raddoppia conFornals.
Arrivederci... Londra
Mi godo l’atmosfera fino al triplice fischio quando esco dallo stadio e faccio ritorno a casa, la mia casa londinese ancora per qualche ora perché il giorno dopo ho l’aereo per la mia vera casa, l’Italia, perché casa è dove batte il cuore. Magari in autunno o in inverno tornerò a Londra ma questa volta da turista e non più da sola.
di Margherita Poppiti