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Seconda giornata stasera per il ragruppamento H di Champions che vede lo scontro tra Juventus e Chelsea, ovvero le due grandi favorite del girone: sia bianconeri che blues hanno conquistato la vittoria nel primo turno (agevole quella italiana a Malmo, più sofferta quella inglese in casa contro lo Zenit) che rende l'incontro odierno un possibile spareggio in ottica primo posto. Juventus con alle spalle un inizio di stagione non facile in campionato, dove solo le ultime due vittorie consecutive hanno permesso al team di Allegri di scalare posizioni di una classifica sino ad allora spettrale; buono quello dei blues (capaci di arricchire la propria bacheca già ad agosto con la Supercoppa Europea), nonostante la debaclè interna con il City nell'ultimo turno di Premier. Incrocio più recenti tra le due compagini è targato 20 novembre 2012 quando il Chelsea di Di Matteo, anche in quella occassione campione in carica della competizione, venne sonoramente sconfitto dalla squadra bianconera, allora allenata da Conte, per tre reti a zero.
Molte e importanti le defezioni per il match odierno, con i padroni di casa costretti a fare a meno di Dybala e Morata, che portano Allegri ad atteggiamento offensivo atipico, con un attacco formato da Chiesa e Bernardeschi. Tuchel non se la passa meglio, con la lista degli indisponibili che vede tra gli altri I nomi di Mount, James e Kantè; il tecnico tedesco torna al 3421, con Azpilicueta che torna al ruolo di tutta fascia sulla destra e con Ziyech e Havertz a supporto di Lukaku. Arbitra lo spagnolo Manzano.

Poco spettacolo


I blues prendono sin dall'inizio il pallino del gioco, anche grazie ad un atteggiamento tattico di Allegri che pare piuttosto chiaro sin da subito: squadra raccolta e bassa, poco pressing, in attesa di un errore avversario per sprigionare il contropiede. La tattica risulta corretta perchè, estromettendo i primi dieci minuti, la manovra londinese non sarà mai sciolta e veloce, andandosi a cozzare con le due linee preparate dal tecnico italiano; alla fine della prima frazione il possesso palla dei blues sarà oltre il settanta per cento ma, di fatto, sterile.
Se la squadra di Tuchel è lenta, manca completamente di movimenti senza palla e non riesce mai a servire i suoi terminali offensivi, quella di Allegri, ogni qualvolta recupera palla, è convincente in una fase di ripartenza che verte tutto su un uomo ed uno soltanto: Federico Chiesa. L'azzurro è letteralmente imprendibile e regala più di un grattacapo alla difesa avversaria, timbrando anche l'unica vera occasione goal dei primi quarantacinque minuti , quando il suo diagonale destro termina la corsa non molto distante dal palo destro di Mendy. Il pari senza reti con cui si conclude il primo tempo è risultato inevitabile di una frazione, intensa, ma poco spettacolare.

Nel nome di Chiesa


La ripresa inizia con il botto, con la Juventus che trova il vantaggio (ovviamente) con Chiesa, che tramuta in rete l'assist di Bernardeschi grazie ad un diagonale sinistro che non lascia scampo a Mendy. La rete aumenta ancor di più l'entusiasmo e la fiducia della squadra italiana che, dieci minuti dopo, va vicinissima al raddoppio, con la deviazione di Bernardeschi su assist di Cuadrado che termine di poco oltre la traversa. Tuchel prova a correre ai ripari con un triplo cambio che vede l'ingresso di Hudson-Odoi, Loftus-Cheek e Chalobah, con quest'ultimo che si va a posizionare davanti la difesa, trasformando lo schieramento in un 352.
Cambiano gli uomini, ma non il copione della gara con il Chelsea che continua uno sterile possesso e la Juve pronta a colpire in contropiede con la nuova coppia offensiva Kean-Kulusevski; la prima vera occasione per gli ospiti arriverà a dieci dalla fine, quando la palla di Barkley arriverà sul piede sinistro di Lukaku, che confermerà la pessima serata con una conclusione che si perderà nella curva dell'Allianz Stadium. Nel recupero arriverà la seconda occasione, con Havert, che non cambierà un risultato finale che vede la Juventus vincere con merito per impegno, dedizione ed umiltà; per il Chelsea seconda sconfitta consecutiva e altro passo indietro dal punto di vista della prestazione.
 
Pierluigi Cuttica