Eravamo stati profetici, concedetecelo. Un mese e mezzo fa titolammo "nacque a Burnley l'era Mourinho, quella vera". Osammo. Difendendo il Tottenham e l'operato di Jose nel momento più complicato: dopo un'annata di transizione serviva una partenza sprint, invece fu falsa partenza, qualche punto perso di troppo ma soprattutto quel drammatico 3-3 interno col West Ham, clamorosa rimonta dei martelli concessa nel finale. Sembrava il solito Tottenham vecchie maniere, bello ma che non balla, bello e incompiuto, più come quello di Redknapp che come quello di Pochettino. Perchè Poch resta chi ha ricostruito il Tottenham dalle sue fondamentale e a cavallo tra uno stadio, Wembley e l'altro, sfiorò due Premier e una Champions League. Qualcosa di mai visto. E anche se mancò la firma col sangue, quella sui titoli, per raggiungere vette del genere devi avere attributi su attributi.

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I giocatori del Tottenham esultano dopo un gol contro l'Arsenal - Photo by Tottenham via Twitter

SQUADRA VERA Questo Tottenham ha tanto del secondo Tottenham di Pochettino. Un gruppo di ragazzi guidati da senatori, tutti uniti a giocare e muoversi da squadra vera, compatta, unita, soprattutto d'intenti. Quella di seguire istruzioni e soprattutto perseguire ambizioni del suo allenatore. Una squadra vera, una squadra con la S maiuscola, gruppo vero, amici che in campo andrebbero tra le fiamme per difendere i loro compagni. Perchè vogliono vincere e seguono il messia giusto, il migliore, il migliore che mai potessero trovare: the Special One. Kane e Son diventati grandi, sono star planetarie, letteralmente "World-Class players": hanno sposato gli Spurs, ma vogliono vincere, non sono rimasti a perdere tempo. Ed è un Tottenham che sa ignorare l'estetica per perseguire il risultato, sa voltare le spalle all'espressione e al Tottenham Way stesso per nutrire fame di vittorie. Perchè vincere aiuta a vincere e da un mese mezzo i risultati stanno arrivando, eccome.

IL MURO E tra i protagonisti assoluti di questa prima parte d'annata c'è sicuramente uno straordinario Hojbjerg. Calciatore vero, leader vero, sacrificio e mentalità a disposizione dei suoi compagni. Sempre il primo a trainare, a guidare le linee, a spingere e supportare i compagni, a guidare e leggere qualsiasi attimo tecnico come se fosse un allenatore nel rettangolo di gioco. Con Dier e Alderweireld dietro, compone il vertice alto di un triangolo straordinario, le nuove colonne, quelle del nuovo ciclo, quelle del Tottenham di Mourinho. A valorizzare Hojbjerg c'è una presenza però determinante, quella di Sissoko, che con le sue leve arriva e pulisce laddove gli altri non arrivano. Così il Tottenham è tornato muro, compatto, fisico, motivato, determinato. Sono loro la nuova essenza. 

COMPATTEZZA Jose ha sostanzialmente trovato quadra, compattezza e risultati col suo 433, basso e denso. Difesa a 4, Hojbjerg schermo e metronomo, fisicità e aggressione Sissoko, qualità sempre comunque e puntualmente fisica chiamata Ndombele o motorino Lo Celso. Non c'è più spazio per il fallimento Alli o quel leggerino di Harry Winks. Le squadre di Mourinho non sono quelle che vanno a vincere 6-1 all'Old Trafford, le squadre di Mou sono quelle che tra Man City, Chelsea e Arsenal ti portano a casa 7 punti tramite soli 4 gol fatti ma tramite, soprattutto, 0, e ribadiamo 0, gol subiti. Il Tottenham è la miglior difesa del torneo. Già, fa effetto ma è così: la miglior difesa. Soli 9 gol subiti, 3 tra l'altro nel derby col West Ham, dramma e quindi svolta dell'annata. Quando perdo imparo, il mantra dei vincenti. E così fu, perchè come detto proprio a Burnley cambiò la musica: di lì in poi 16 punti su 18, 1 gol subito in 6 partite, qualcosa di pazzesco. Gli Spurs hanno arretrato il raggio d'azione: malgrado la partenza a questo punto lecita, naturale, anagrafica di Jan Vertonghen ormai 33enne, Dier è diventato un onesto e grintoso centrale, al fianco di sicurezza Alderweireld non si passa più. Aurier ha meno margine per le sue amnesie, Davies equilibrio e cultura, Doherty arriverà e Reguilon esploderà.

NUOVO CICLO E si respira veramente aria da nuovo ciclo. Anche dall'ultimo, ennesimo, post social di Jose, un What a Team ad immortalare proprio Hojbjerg, Bergwjin, Lo Celso, Reguilon, tutti che corrono ad abbracciare una delle star mondiali, probabilmente il calciatore asiatico più forte di tutti i tempi, come Heung-Min Son. E adesso sì, li ha plasmati, danno l'anima, i risultati schizzano e Jose s'è conquistato il Tottenham, il Tottenham inteso come ambiente, environment, tifoseria, stampa, Hotspur Way e addetti ai lavori. "Chi meglio di lui per vincere?" ha spiegato Kane; eco Dier "Il primo serioso quando c'è da spingere, il primo a scherzare quando c'è da scherzare". Tra risultati, curriculum e carattere s'è preso quindi tutto il mondo Spurs, malgrado lo scetticismo generale tra cui arrivò un anno fa, gente che per colpa di qualche capello bianco e un'esperienza al Man United finita malissimo l'aveva dato erroneamente per fine. Ma sottolineiamo: erroneamente. Jose è intramontabile, stratega e vecchia volpe migliore del calcio moderno. L'arte di vincere: tutto è orientato a titoli e trofei, qualsiasi sia il materiale a disposizione. E l'impressione netta è proprio che vincerà pure con gli Spurs. D'altronde è stato scelto e prescelto, chi meglio di lui e quale matrimonio migliore per cambiare la storia del club.  

di Simone Dell'Uomo