L'arte di vincere, più o meno: gli investimenti più onerosi della presidenza del Fulham
Luglio 2013
Quando nel Luglio del 2013 Shahid Khan, baffuto e ricchissimo magnate americano dell’automotive, acquistò il Fulham FC da Mohamed Al Fayed, che dopo Harrods lasciava anche un’altra delle sue affezionate proprietà londinesi, molti tifosi degli Whites rimasero interdetti sul futuro della loro squadra del cuore. Come si sarebbe comportato l’eccentrico americano nato in Pakistan, già proprietario di una squadra di football americano e con una ricchezza personale valutata intorno ai 10 miliardi di dollari? E come dar loro torto dopo che la prima stagione finì con l’avvicendarsi di tre diversi manager e l’inevitabile retrocessione…
Senza badare a spese
In Championship la proprietà non badò a spese ma la squadra si salvò a malapena invece di rimbalzare subito in Premier League, la fortuna girò anni dopo con Slavisa Jokanovic in panchina e con il ritorno del Fulham nella massima serie tramite i playoff. Ritorno che fu festeggiato con una campagna acquisti da big ed oltre 100 milioni di pound spesi. Ancora una volta fu un flop però e la retrocessione, l’unico finale possibile. A finire sul banco degli imputati soprattutto il figlio di Mr Khan, Tony, e la sua politica decisionale in fatto di calciomercato. Evidentemente ispirato dalla storia raccontata nel film Moneyball (L’arte di vincere), non ha nascosto di impostare i suoi obiettivi in base a dati statistici e, soprattutto Jokanovic, a suo tempo, ha fatto capire come l’allenatore non venisse poi così coinvolto nelle decisioni.
E se durante la gestione Khan sono arrivati ottimi giocatori come Ross McCormack, l’attuale capitano Tom Cairney, Tim Ream, il capitano della Norvegia Stefan Johansen, l’icona Alexander Mitrovic e un portiere del calibro di Areola, anche se per ora solo in prestito, troppi sono stati i capitali buttati in autentici bidoni dal nome esotico degni delle migliori edizioni di Mai Dire Gol.
E non parliamo delle grosse cifre, 7 milioni spesi per Rui Fonte in ritorno di 29 presenze e 3 gol, 15 milioni per Alfie Mawson, talento sì ma già rotto e, come si è visto poi, purtroppo con ricadute puntuali, 18 milioni per Jean Michel Seri cercato anche dal Barcellona e altri grandi club nemmeno incluso nella lista per il campionato attuale. No, parliamo piú che altro della miriade di altri “colpi” di mercato completamente senza senso tipo il walzer portieri del 2018 con un Bettinelli affermato e nel giro della nazionale si andò a pescare Fabri pagandolo non poco e dandogli un ricco stipendio settimanale per poi prendere in prestito anche Sergio Rico. Ricordiamo nomi tipo Marcelo Djalo praticamente una meteora, Sakari Mattila, Adil Chihi, Dino Fazlic, Ragnar Sigurdsson (nazionale islandese dal buon CV comprato e poi subito scartato a Gennaio), Petsos, Ibrahima Cissé.
Lo strano caso Anthony Knockhaert
Aggiungiamoci lo strano caso Anthony Knockhaert acquistato definitivamente per una cifra superiore ai 10 milioni pochi mesi fa e ora in prestito al Forest, in Championship. Anche se il clou è stato la dichiarazione dello stesso Tony poco prima della fine del mercato 20/21, in seguito alla scabrosa partenza di una squadra chiaramente non attrezzata a dovere per la Premier: “abbiamo cercato di prendere difensori centrali fin da Wembley, spiace non esserci ancora riusciti dato che 2 hanno il Covid, ne abbiamo perso uno a parametro zero, uno che pensavamo vicino e abbiamo avuto altri problemi con un quarto”. E se il gossip per cui l’affare Marlon con il Sassuolo sia svanito alle visite mediche dopo una richiesta di sconto last-minute da parte del buon Tony fosse vero come sembra, mi vien da pensare che tutti tranne lui ci fossimo accorti che il problema principale fosse davvero la difesa, fin da Wembley. Sì, quello del 2018 però.
di Simone Abitante