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A quasi quattro mesi esatti dalla notte di Porto, in cui il Chelsea alzò al cielo la seconda Champions League della propria storia, blues e Manchester City si riaffrontano oggi nell'opening match della sesta giornata di Premier: incontro per definizione mai banale e dalle mille sfaccettature, che i londinesi affrontano con tre lunghezze di vantaggio sui campioni in carica. Gli uomini di Tuchel hanno infatti vinto quattro delle cinque gare finora disputate, pareggiando solo il match di Anfield; tre vittorie, tutte altisonanti, invece per quelli di Guardiola, partiti però con una sconfitta nella prima giornata (contro gli spurs n.d.r) e non andati oltre il pari nell'ultimo match casalingo contro i saints.
Curioso come in una serie infinita di incontri tra due club oramai abituate all'elitè, nazionale e non, il risultato di parità manchi in campionato da più di sei anni, da quel 1-1 firmato Remy-Silva, con cui le due compagini (allora allenate da Mourihno e Pellegrini) si divisero la posta. Il presente parla rispettivamente tedesco e spagnolo, con Tuchel e Guardiola assoluti totem dei rispettivi mondi: l'ex allenatore del Psg è riuscito nel giro di pochissimi mesi a conquistare non solo trofei ma, ancora più difficile dalle parti di Stamford Bridge, tutto l'ambiente. Il catalano, con una imponente sfilza di successi, ha riscritto la storia del club dell'Ethiad, con quella unica, ma enorme, pecca, chiamata Champions, che continua a turbare le sue notti. Dal 29 maggio scorso, ancora più agitate.
Tuchel, che deve rinunciare a Pulisic e Mount, per la prima volta in stagione schiera dall'inizio la coppia offensiva Lukaku-Werner, affollendo un centrocampo che vede titolari Kante, Kovacic e Jorginho. Guardiola si affida al solito 433, con Rodri playmaker e tridente offensivo formato da Grealish, Gabriel Jesus e Foden. Arbitra il Signor Oliver.

Molto tatticismo, poche emozioni


Se il copione tattico della gara era di facile lettura, con un City in possesso e un Chelsea chiuso e pronto a ripartire, difficilmente prevedibile una così evidente difficoltà dei blues ad affacciarsi nella metà campo avversaria. Alla fine del primo tempo, che si chiuderà senza reti (e tiri nello specchio), il Chelsea arriva infatti con non poco affanno: la solita attenzione difensiva, vero, nessuna parata di Mendy, vero, ma poca qualità idee quelle poche volte in possesso. Di fatto Lukaku e Werner saranno quasi ospiti non paganti di una frazione che vedono sempre svolgersi lontano dal proprio raggio di azione: quando il belga ed il tedesco provano ad accorciare verso i compagni, le scelte saranno poi quasi sempre errate. Sicuramente più convincente il City, sia nella nota fase di possesso, ma soprattutto nel continuo pressing che ben presto disarma la circolazione palla avversaria. Mendy non è chiamato a vere e proprie parate, ma sono frequenti le minacce che giungono dalle parti del portiere francese. Se il Chelsea vuole uscire indenne dal match, servirà un secondo tempo ben diverso.

La sblocca Gabriel Jesus


Invece l'inizio ripresa confermerà il trend dei primi quarantacinque minuti, con la differenza che questa volta i campioni d'Inghilterra la rete la troveranno quasi subito, grazie alla conclusione di Gabriel Jesus che, deviata dalla difesa locale, diviene letale per Mendy. I blues rischiano di subire subito il colpo del k.o, prima con la sublime giocata di Grealish, non tramutatasi in rete solo grazie ad un miracolo di Mendy, poi ancora con Gabriel Jesus che non trova la doppietta solo grazie all'intervento sulla linea di Thiago Silva.
Tuchel capisce che è ora di cambiare atteggiamento ed inserisce Havertz in luogo di Kante: il peso offensivo dei blues aumenta e ne beneficia Lukaku, finalmente coinvolto nella gara. Il Chelsea alza il baricentro e il City trova quegli spazi che prima l'ottima difesa londinese non concedeva; saranno ancora gli ospiti a sfiorare il raddoppio, prima con Laporte (di pochissimo a lato la sua deviazione sugli sviluppi di un calcio piazzato), poi con Grealish, ancora una volta ipnotizzato da una grande uscita di Mendy. Il risultato non cambierà più, per una vittoria meritata dei cityzens che, più di cento giorni dopo, si prendono una (piccola) rivincita per la finale Champions persa.
Pierluigi Cuttica