L'alba del giorno dopo è ancora più dura. Cocente, scottante, bollente, rovente. Perchè Liverpool è sempre Liverpool, lo sanno bene, lo sanno bene ad Hotspur Way. Perchè il calcio britannico e la sua Premier, per quanto particolare e tremendamente impronosticabile post Covid, è sempre magia, tradizione, stregoneria. Già, talvolta stregoneria. Perchè Madrid non si cancella e perchè soprattutto ad Anfield ogni rimpallo/deviazione/episodio condanna gli Spurs. Anche ieri sera: palo di Bergwjin e frustata di Firmino su palla inattiva, a sfruttare l'unico errore su blocchi e corner che da sempre contraddistinguono il marchio di fabbrica dello stratega, Jose Mourinho. Lo scontro diretto è tutto rosso, ancora, tanto per cambiare. Maledizione del Tottenham, maledizione del suo Special mentore, Liverpool FC. Grande, grandissimo club. Che resta la squadra da battere. Pur senza Van Dijk e senza Anfield, probabilmente le armi migliori degli ultimi anni di straordinari successi. Una sconfitta che non deve demolire morale e certezze in casa Spurs, in vista del Christmas Period, sempre particolarmente determinante in ambito di classifica e ambizioni. S'è persa una battaglia, per quanto una delle più importanti, ma non la guerra 2020/21. E c'è una Carabao Cup in palio e forse, forse, davvero alla portata. Un quarto a Stoke. La possibilità concreta di tornare a sollevare trofei. Il motivo per cui Jose è stato scelto. E non abbiamo dubbi che questo avvenga. Perchè Mourinho è certezza.

di Simone Dell'Uomo