Dalla Calabria alla Scozia, Rino Gattuso ai Glasgow Rangers
Non ci volevo mica andare
"Io ai Glasgow Rangers non ci volevo mica andare. Poi però ne parlo con mio padre e mi fa:
'Scusa, ma quanto ti pagano?'
E io: '2 miliardi di lire per quattro stagioni, papà, ma non ci vado'.
Lui si alza dalla sedia, mi mette una mano sulla spalla, la stringe e mi dice:
'Io 500 milioni non li guadagno neanche in una vita.
Tu ci vai, ti ci mando io a calci nel sedere'."
Inizia così l’avventura sozzese di Gennaro (per tutti Rino) Gattuso. Centrocampista che non ha bisogno di presentazione alcuna: un vero e proprio mastino della mediana, che morde le caviglie e fa ammattire gli avversari, il soprannome “Ringhio” si puó spiegare così.
Ciao Calabria
Lasció la Calabria da piccolo per iniziare a tirar calci al pallone e dopo aver preso una bella porta in faccia dal Bologna, a soli dodici anni, trovó casa a Perugia. Il club umbro intravide subito che non si trattava di un giocatore come gli altri. Con il Perugia vinse due Scudetti primavera, esordì prima in Serie B e poi tra i grandi della Serie A. Corsa, sacrifico e una forza esplosiva come pochi, all’estero si accorsero di lui e un bel giorno squilló il telefono della famiglia Gaucci, proprietaria del Perugia. La chiamata arrivó dalla Scozia, precisamente da Glasgow ma i Gaucci rifiutarono ogni proposta dei Rangers rispedendo al mittente qualsiasi offerta. Il club scozzese decise di trattare direttamente con il giocatore, come si fa in questi casi, strappando il sì del giocatore.
Scozia
Rino dice arrivederci all’Italia (che rivedrà molto presto) e sbarca nella uggiosa Glasgow, dove non splende mai il sole e fa freddo anche d’estate. Nel 1997 oltre a Gattuso, i Rangers si assicurarono anche Lorenzo Amoruso dalla Fiorentina(che poi diverrà capitano del club), Sergio Porrini dalla Juventus, il bomber Marco Negri e Gigi Riccio, entrambi dal Perugia. La grande colonia italiana ai Rangers rese l’esperienza di Rino meno solitaria, anche perchè l’ex centrocampista del Perugia trovó nell’eclettico Paul Gascoigne un fratellone maggiore. Gazza aiutó Gattuso con l’inglese (l’accento scozzese è abbastanza incomprensibile) e ne esaltó le qualità in campo.
Rangers
Rino Gattuso calzava a pennello con il centrocampo dei Rangers e non tardó a mettersi subito a proprio agio, se gli arbitri inglesi fischiano poco immaginate gli scozzesi. Il rude calcio della Scottish Premiership che prediligeva la quantità alla qualità favorì la consacrazione di Braveheart, nomignolo con il quale fu ribattezzato il centrocampista italiano.
Dopo il triplice fischio e la fine dei 90 minuti iniziava un’altra vita, quella fuori dal campo. Lontano dal sole della Calabria Rino cercó di ritagliarsi il “suo posto al sole” iniziando a frequentare un ristorante italiano, La Rotonda. I due proprietari, Mario e Pina lo trattavano come un figlio e Rino si sentì da subito a casa. Tra una partita e l’altra, i cori dei tifosi e i titoli dei giornali, Rino iniziò a frequentare la figlia di Mario e Pina, ossia Monica che diventerà la sua compagna di vita.
Welcome back
I Rangers termineranno la stagione da secondi in classifica alle spalle del Celtic, ma nella stagione successiva qualcosa andó storto. La dirigenza dei Rangers decise per un avvicendamento tecnico, portando sulla panchina Dick Advocaat. Quest’ultimo non valorizzó a dovere Gattuso, schierandolo spesso fuori ruolo e impedendone la crescita. Le scelte dell’allenatore olandese allontanarono Gattuso da Glasgow e dai Rangers. Come dicevano qualche riga sopra Gattuso e l’Italia si sarebbero ritrovati molto presto ed ecco che il sole del Sud tornó a brillare, Rino fu acquistato dalla Salernitana che lo preparó a una carriera sfavillante e piena di trofei con la maglia del Milan.
di Antonio Marchese