Giocatore di grande fisicità ed ottima tecnica, Alexandre Song rimane nei cuori dei tifosi dell’Arsenal per quegli anni di crescita professionale e personale in cui indossò la gloriosa maglia dei Gunners. La sua carriera, iniziata in Corsica e proseguita tra alti e bassi tra Londra, Barcellona, Kazan e Sion, ha tuttavia visto una nuova e clamorosa svolta nelle ultime settimane.

Nato nel 1987 in una famiglia dai limitati mezzi economici, il centrocampista camerunense aveva lasciato, per sua stessa ammissione, il nord di Londra per soldi, firmando per il Barcellona dove però non ebbe molta fortuna, anche a causa di un ambiente non propriamente accogliente. Rimproverandosi per la scelta compiuta, ritornò in Inghilterra per vestire la casacca claret and blue degli Hammers, salvo poi ricadere, per sua stessa ammissione, nello stesso errore che lo aveva portato già una volta via da Londra. Dopo la parentesi biennale con il West Ham, Song ha vestito anche le maglie dei russi del Rubin Kazan e degli svizzeri del Sion. La pandemia di COVID-19 ha inesorabilmente prosciugato le finanze del club elvetico e l’ex Arsenal si è ritrovato svincolato in pieno autunno. Dopo aver lasciato l’Inghilterra per due volte alla ricerca di stipendi ancora più ricchi di quelli elargiti in Premier League e dopo aver riconosciuto entrambi gli errori, Song ha rifiutato alcuni contratti milionari offerti da club cinesi per lanciarsi in una nuova e sorprendente avventura con la maglia giallo-azzurra dell’Arta Solar 7, squadra che milita nella massima serie del campionato di Gibuti, piccolo stato dell’Africa orientale, nodo strategico di fondamentale importanza per gli equilibri economici e geopolitici della regione.

Arsenal
Alex Song con la maglia dell'Arsenal - Photo by Evening Standard

Il club di Arta, poco più di seimila anime, può vantare quattro titoli di campione nazionale di Gibuti e sei coppe nazionali, ma nelle ultime stagioni le performance della squadra sono state al di sotto delle aspettative, visti soprattutto i numerosi innesti possibili grazie al capitale immesso nelle casse societarie dal nuovo presidente, un magnate ivoriano dell’energia solare. Centottantacinquesimo nel ranking FIFA, quartultimo in Africa, il Gibuti potrebbe apparire come una destinazione più che sorprendente per quello che veniva descritto come l’erede di Vieira e Fabregas, ma la scelta di Alexandre Song ha un preciso scopo ed una nobile motivazione.

Gibuti
Alex Song sbarca in Gibuti - Photo by Arta Solar

Il centrocampista camerunense si innesta all’interno di una lunga tradizione di grandi campioni africani che, sfruttando l’esperienza e la popolarità acquisite nel grande calcio europeo, sono tornati in Africa per fare del bene in un continente piagato da profonde disuguaglianze ed ingiustizie. Song ha tuttavia deciso di sfruttare gli anni di carriera che gli restano per costruire un futuro gratificante tanto per sé quanto per la comunità: ha infatti firmato un biennale con i giallo-azzurri, aggiungendo alle performance sul rettangolo verde un encomiabile impegno fuori dal campo, sottoscrivendo un accordo che lo vedrà attivo come scout ed educatore per i giovani ragazzi gibutiani provenienti da famiglie indigenti.

Così, lontano dai riflettori e dai contratti milionari che in passato lo avevano indotto in errore, questo figlio del calcio inglese ritorna, anche se in un luogo diametralmente opposto al suo Cameroon, nella sua Africa, abbracciando una nuova sfida con l’intraprendenza propria del football d’oltremanica a cui deve gli anni più felici della propria carriera.

di Michele Mele