Le rivalità


Le rivalità nel calcio sono essenziali, danno un tocco di magia e sono capaci di rendere questo sport tanto affascinante e seguito. Nel panorama calcistico britannico, una delle più accese rivalità è sicuramente quella tra West Ham e Millwall. Un derby tutto londinese, dal sapore vittoriano. Entrambe le compagini nascono in quel crocevia di merci e scambi commerciali che erano i docks dell’East End, proprio tra le fabbriche, i magazzini e l’aria insalubre della Gran Bretagna di fine Ottocento, tra mattoni rossi e il fumo delle ciminiere, luoghi dove si è formata la working-class britannica.


Isle of Dogs


Prima nasce il Millwall, nell’Isle of Dogs, letteralmente isola dei cani, un piccolo pezzo di terra in mezzo al Tamigi, zona ad alta industrializzazione dove aveva sede la fabbrica di conserve alimentari C. & E. Morton & Co., fondata nel 1849 ad Aberdeen dal signor J.T Morton, che in breve tempo era riuscito ad espandere i suoi affari anche al di fuori della Scozia, arrivando nella capitale inglese. Inizialmente l’acronimo era MRFC, dove la erre stava per Rovers dato che la prima denominazione ufficiale era proprio Millwall Rovers, cambiata nel 1893 in Athletic.
I Lions furono nel 1894 una delle nove squadre fondatrici della Southern League, la risposta londinese all’ormai sempre maggior dominio dei club del nord e delle Midlands di quegli anni. Gli inizi per il Millwall non furono facili: pochi anni dopo la sua fondazione si ritrovò a dover affrontare la questione legata al campo di gioco e alla grande voglia di non voler abbandonare a nessun costo l’Isle of Dogs.


Athletic Ground


Una volta completata la costruzione dell’Athletic Ground, uno stadio polifunzionale da 15 mila posti, i Lions sembravano aver trovato la loro dimensione, con un impianto in grado di contenere le folle di tifosi che regolarmente affollavano le tribune ad ogni partita casalinga. Una sensazione che però durò pochissimo, dopo meno di dieci anni il sito in cui sorgeva l’Athletic Ground dovette essere riconvertito a deposito di legname e così la società si ritrovò nuovamente senza un impianto. I dirigenti, dopo lunghe ricerche ed estenuanti trattative, nel 1901 riuscirono a trovare un nuovo appezzamento di terra che divenne il North Greenwich Ground. La questione terreno di gioco sembrava nuovamente risolta, mentre la squadra divenne protagonista nella Southern League con grandi risultati. Purtroppo, anche questa volta la permanenza nel nuovo campo durò veramente poco e l’iniziale spettro del trasloco divenne sempre più reale. La dirigenza, non riuscendo più a trovare una soluzione che permettesse loro di restare, si vide costretta ad abbandonare quell’isolotto nel Tamigi, che però rappresentava le origini del club. La decisione del trasloco portò la squadra nella parte meridionale della capitale, scatenando furiose proteste da parte dei tifosi, traditi da questo sradicamento che secondo loro avrebbe snaturato completamente la storia del club.




New Cross e Bermondsey


La nuova sede scelta tra New Cross e Bermondsey nel South London avrebbe visto nascere quello che sarebbe diventato lo stadio simbolo di questa squadra, il The Den, ideato e progettato dal celebre architetto scozzese Archibald Letich, già creatore di stadi che avrebbero fatto la storia del football britannico come Anfield Road, Goodison Park, Villa Park e Craven Cottage. Una nuova casa per i Lions, che finalmente potevano accantonare definitivamente il problema stadio e le polemiche riguardo al trasloco con la tifoseria che rispose con ventimila tifosi che accorsero il giorno dell’inaugurazione dell’impianto: la storia del Millwall stava finalmente nascendo.

Thames Ironworks & Shipbuilding Society


Il West Ham ebbe delle origini diverse. Il club non venne fondato dai lavoratori, bensì dal proprietario della Thames Ironworks & Shipbuilding Society, importante cantiere navale londinese situato nei Victoria Docks. In un periodo di grandi scontri sindacali, formare una squadra di football sembrava la soluzione ideale per cercare di placare gli animi delle migliaia di lavoratori impiegati quotidianamente. I primi anni di vita del club furono legati in maniera indissolubile con la Thames Ironworks; la compagnia finanziava tutte le attività della squadra e le permise nel 1898 di iscriversi e partecipare alla neonata Southern League. Gli inizi del nuovo secolo segnarono però la definitiva rottura con la società di cantieristica navale, che stava iniziando a vivere dei momenti di difficoltà economica a causa dell’espansione dei cantieri nel nord dell’Inghilterra. Una volta che la Thames Ironworks uscì definitivamente di scena, si decise per il cambio del nome, che divenne appunto West Ham, e i giocatori furono soprannominati Hammers. Si decise, inoltre, di adottare come colori ufficiali delle divise il claret and blue. Secondo qualche studioso questa scelta di colore aveva come motivo l’influenza che quel periodo aveva l’Aston Villa nel football
britannico, inoltre, secondo i racconti a rafforzare questo legame, un set di maglie della squadra di Birmingham raggiunse l’East End londinese in maniera ancora oggi poco chiara.




Le origini operaie della squadra


Il simbolo del West Ham ancora oggi ricorda le origini operaie della squadra: i due martelli incrociati sono presenti sin dalla fondazione del club, ai quali venne poi aggiunto il castello, che si dice sia un omaggio al Green Street House (chiamato anche “Boleyn Ground”), imponente struttura che sorgeva proprio dove venne edificato l’Upton Park, storico impianto degli hammers. A differenza di quanto successe con il Millwall, in questo caso lo spostamento avvenne una volta sola e immediatamente si instaurò un legame indissolubile tra la comunità, lo stadio e il club.


La working-class


West Ham e Millwall divennero ben presto le due squadre emblema della working-class londinese, per la quale il football era divenuta una vera e propria passione; le affluenze in entrambi gli stadi raggiunsero vette tanto elevate proprio a dimostrazione di quanto questo sport fosse divenuto famoso. Inoltre, divennero il simbolo dell’East End londinese, che negli anni aveva subito importanti modifiche e fu un grande onore proprio per gli Hammers poter inaugurare nella stagione 1922/1923 lo storico Empire Stadium, il famoso Wembley, che vide la compagine londinese ancora in seconda divisione affrontare i Bolton Wanderers, membro fondatore della Football League. La partita si concluse 2 a 0 per i Trotters ma quello che saltò subito all’occhio fu l’imponente cornice di pubblico. Secondo i rapporti dell’epoca quasi trecentomila persone assistettero a quella finale, tra cui anche il Re Giorgio V, a riprova di come ormai il football fosse assoluto protagonista nella società e nella vita dei sudditi di sua maestà.

Nonostante la storia di questi due club li veda così vicini, le sfide tra di essi non erano in realtà frequenti. Tralasciando i primi anni in Southern League, appena entrambe le compagini aderirono alla Football League le occasioni di incontro diminuirono drasticamente. Tra 1947 e il 1978 non ci fu nemmeno una partita, sia in campionato che in FA Cup, tra West Ham e Millwall. Proprio questo dato pone l’attenzione su una rivalità nata al di fuori del terreno di gioco e che si è sviluppata negli anni in maniera sempre più forte, anche per questa scarsa frequenza negli incontri.


L'antagonismo


Da dove nasce quindi l’odio tra West Ham e Millwall? Secondo alcune fonti e alcuni storici dello sport britannici, l’antagonismo tra questi due club nascerebbe durante uno dei maggiori scioperi della storia del Regno Unito. Agli inizi di maggio del 1926, i sindacati britannici indissero uno sciopero nazionale per sostenere i minatori che si trovavano in situazioni di estrema difficoltà. All’indomani del primo conflitto mondiale, la produzione di carbone era diminuita drasticamente e la diretta conseguenza fu l’aumento delle ore di lavoro, da sette a otto, e la decurtazione della loro paga base. Il Regno Unito della metà degli anni Venti era un Paese che si reggeva interamente sulla produzione industriale, dalle miniere alla cantieristica navale, migliaia di posti di lavoro dipendevano da questi settori produttivi. Non fu quindi un caso che la solidarietà verso i minatori venne espressa anche dalle altre categorie di lavoratori. Quasi due milioni tra addetti al settore siderurgico, portuali e trasportatori aderirono allo sciopero, che durò dal 3 al 13 maggio, paralizzando tutto il Paese e, in particolare, Londra. Ci furono anche dei momenti di tensione, con scontri nella capitale, a Tolley Street, vicino a Tower Bridge. La risposta governativa non si fece attendere: l’allora Primo Ministro conservatore Stanley Baldwin varò una serie di norme che vietavano lo sciopero, soprattutto quello a sostegno di altri lavoratovi, impedendo di fatto il picchettaggio di massa.


Lo sciopero


A questo punto le versioni sull’accaduto differiscono; secondo alcuni storici molto accreditati, i dockers dell’Isle of Dogs, sostenitori del Millwall, a seguito delle nuove leggi ruppero lo sciopero, arrivando a scontrarsi con altri dockers sostenitori del West Ham, che invece volevano continuare a perorare la causa. Questa versione è stata però definita da alcuni studiosi un falso mito. Le ricostruzioni parlano di alcune violazioni dei picchetti, ma non menzionano nessun legame con il football e le due squadre. Sicuramente questa iniziale contrapposizione avrà accesso gli animi delle due tifoserie, ma il senso di rivalità si è costruito e stratificato negli anni, arrivando al suo apice nei numerosi scontri che hanno visto contrapposti i primi gruppi di tifosi fino ad arrivare alla vera e propria guerriglia urbana tra la Inter City Firme i Bushwackers.


È proprio nel periodo di maggior diffusione del fenomeno hooligans che la rivalità tra queste due squadre e tifoserie raggiunge il culmine. Si assistette ad una formazione e strutturazione di autentici gruppi di tifosi, chiamate Firm, il cui unico obiettivo era primeggiare negli spalti. Il Milwall poteva contare su tre storici gruppi F-Troops, Treatment e Bushwackers, termine con cui venivano chiamate le milizie irregolari durante la Guerra Civile americana. Il West Ham invece aveva la Inter City Firm, nata da un
gruppo che si distaccò dalla Mile End Mob. Il loro nome deriva dall’uso di treni regolari per gli spostamenti, ma la loro particolarità era quella di lasciare dei biglietti da visita nei luoghi in cui si consumavano gli scontri con scritto “Congratulazioni, avete incontrato l’IFC”. Le occasioni di ritrovo e scontro tra le tifoserie andavano oltre i match ufficiali; i luoghi preferiti erano le stazioni dei treni e le fermate della metropolitana londinesi. Nel 1976, un violento scontro presso la fermata di New Cross finì in tragedia: un tifoso del Millwall perse la vita in circostanze ancora oggi poco chiare. Gli anni Settanta e Ottanta hanno rappresentato il periodo di maggior violenza con scontri e violenza che regolarmente finivano sulle prime pagine dei quotidiani, momenti che hanno segnato in maniera indelebile la storia del football britannico.

La fede calcistica


Alla fine di tutto restano le storie, la fede calcistica e la passione, due squadre simbolo di Londra e della sua storia, nate nella parte più povera della città e che sono riuscite negli anni ad imporsi nel football nazionale anche con grandi risultati. Una rivalità fatta non solo di scontri, ma di stadi pieni e di atmosfere di un football di altri tempi. Upton Park è stato messo in pensione in favore dell’Olympic Stadium, snaturando sicuramente l’essenza e la storia degli Hammers. Il The Den resta saldamente al suo posto con tutta la sua storia, simbolo di un quartiere difficile in cui il Millwall si è impegnato negli ultimi anni per portare un segno di cambiamento e speranza.
La rivalità non potrà mai svanire, al massimo si evolverà come si sta evolvendo football, ma sarà sempre lì a ricordarci che nonostante tutto è questa la sua vera essenza.
diFrancesco Giuseppe Santocono