Momento complicatissimo. Forse il più difficile e terribile della stagione. Infortuni, gioco latitante, risultati deludenti. Jose sul banco degli imputati, in tutto l'ambiente. Due sconfitte: lezione dal Liverpool, maledizione storica a Brighton. La vetta che s'allontana e addio sogni Premier, ma questo Tottenham non era ancora pronto. Solo in una Premier senza padroni si poteva sognare qualcosa di importante, fortunatamente rendimento delle corazzate Man City e Liverpool chiudono ogni rimpianti di punti colpevolmente persi per strada. Ma c'è tanto da giocare: Jose significa titoli, il Tottenham è ancora in corsa su tutti i fronti, dalle domestic cups alla stessa Europa League. Non è questa la sede per discutere del periodo storico e della direzione del club e del team, ci sarà tempo, quantomeno attendiamo due settimane, quando finirà questo miniciclo forzato di due partite di Premier tra fine settimana e infrasettimanale. In fondo, con una gara da recuperare, il quarto posto del Leicester dista solo 6 lunghezze. E tra tutto questo mare in tempesta c'era un Deadline Day, che vedeva diversi protagonisti. Possibili partenti e possibili arrivi, un ritorno di Eriksen e una partenza di Alli di cui s'è discusso per tutto il mese. Alla fine no, anche qui amaramente, non è successo nulla, ma proprio nulla.

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Dele Alli con la maglia del Tottenham - Photo by Sportsmole.co.uk

Partiamo dall'aspetto più importante. La permanenza forzata di Alli, Dele Alli. L'aspetto più mediatico e giornalistico. Fuori dai piani di Mourinho, lontanissimo da Euro 2021, rapporto ai ferri corti col tecnico portoghese. Un incursore offensivo tra i migliori prodotti dell'ultimo decennio di Premier, numeri straordinari per anni e anni, ma senza Eriksen, l'artista che disegnava e designata traiettorie perfette per sposare le sue percussioni, è calcisticamente affondato, perso. E conseguentemente emarginato. Colpa probabilmente della sua voglia, oltre che di Nazionale, di sentirsi importante. Ma alla sua età è pur giusto evidentemente nutrir voglia di giocare, giocare, giocare. Rimettersi in luce e ripartire dal suo mentore a Parigi, Mauricio Pochettino, il suo papà calcistico. Dele e procuratore hanno spinto, ma nulla da fare. In prestito no; sarebbe stato prestito oneroso, a patto del concomitante ritorno di Eriksen, un trequartista diverso e più play, perfetto per sostituirlo anche a livello numerico, ma così non è stato. La pennellata nel derby di Coppa Italia col Milan ha cambiato tutto, anche i suoi destini. Conte e Marotta hanno cambiato idea nel tempo, favorendo la sua permanenza. In più, le condizioni di prestito oneroso non favorivano nemmeno l'operazione. Così l'artista, che al Tottenham avrebbe fatto bene eccome, resta a Milano. Addio Maestro. E numericamente il Tottenham ha preferito tenere Alli, che adesso rischia di archiviare definitivamente le sue chance europee, a meno di clamorosi ribaltoni e rientro in pianta stabile nell'undici di Jose Mourinho. Ma la bellezza del calcio è questa, si sa, tutto può succedere. Ribaltoni infatti tutt'altro che esclusi, anche perchè oramai pur senza il punito Dele, i risultati non sorridono più al signor Jose.

Una delle operazioni di ieri è l'uscita di Gedson Fernandes. Una delusione, troppo troppo acerbo. Centrocampista versatile, per quanto perfetto per un centrocampo a 3, ma mai e ribadiamo mai adattato ai ritmi e alle aggressività del calcio britannico. Troppo, troppo acerbo. Il Tottenham lo prelevò come occasione e opportunità dal Benfica la scorsa gennaio, in prestito con un diritto di riscatto esorbitante, un prestito di 18 mesi. Ma non ha praticamente mai convinto, e quindi di conseguenza mai giocato, mai schierato dal connazionale Jose Mourinho. Benfica e Tottenham hanno cercato a lungo una sistemazione per aver cura del ragazzo, s'era parlato pure di Serie A e di Torino, un Toro che alla fine ha scelto gente che possa dare più garanzia e sostanza in quelle torbide acque della zona rossa di classifica: per questo prestito rescisso ieri sera, tornerà nella casa madre, nel suo campionato portoghese, almeno al Benfica avrà possibilità di rilanciarsi e giocare di più sicuramente rispetto al minutaggio in Premier, praticamente inesistente, concesso lui da Mourinho.

Lascia pure Gazzaniga, in prestito, retrocesso ormai da tempo nelle gerarchie di Jose Mourinho. Andrà a giocare, ripartirà dalla Spagna, la sua terra promessa, dove iniziò proprio la sua carriera europea. Ma stavolta all'Elche, che gli darà la possibilità di giocare sempre, fisso. E in ottica Tottenham sarebbe stato meglio girarlo in prestito a qualcuno di Premier, in estate ad esempio lo cercò il Fulham ma poi non se ne fece niente. Chiaramente in questo periodo prettamente storico ogni decisione suscita e riecheggia nell'ambiente: tanti sostenitori lo preferisco (tecnicamente anche giustamente) a Joe Hart, ma l'esperto ex Man City è pupillo di Mou, uomo spogliatoio, preso appositamente per trasferire e conferire mentalità vincente all'interno di uno spogliatoio di un club che deve tornare a sollevare, a sollevare trofei. Ed è abbastanza singolare la parabola discendente di Gazzaniga, ma non tecnica! Quando Lloris si fece male divenne primo portiere per larghi tratti della scorsa traumatica stagione, ma eccetto un paio di errori (su tutti si ricorda proprio quello nel derby col Chelsea) non fece male, anzi! Riflessi esplosivi per un portiere che, ad avviso del redattore, una piazza mediobassa di Premier la reggerebbe tutta, ma proprio tutta! Potrebbe essere un arrivederci, ma se fosse stato soltanto un momentaneo saluto, l'impressione netta è che proprio verso un prestito in Premier il Tottenham avrebbe dovuto indirizzare il trasferimento a titolo temporaneo: invece no, un altro campionato, la sua Liga, altre caratteristiche, va a giocare sì, ma in tutt'altro ecosistema. Se restasse Joe Hart anche anno prossimo, sembra che l'opzione di cessione a titolo definitivo possa diventare pista concreta. Pupillo di Toni Jimenez, ex preparatore dei portieri ai tempi di Pochettino, la netta impressione sembra che non rientri più nei piani tecnici di questo Tottenham e che sì, quello di ieri possa esser stato un addio. Magari rientrerà alla base a giugno, il tempo di preparare i bagagli e lasciare definitivamente.

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Tottenham Hotspur Stadium - Photo by Il calcio a Londra

Chi proprio non lascia e non vuole lasciare la sua vita londinese è Rose, ai ferri corti con la società ormai da tempo, per non parlare del suo rapporto con Mourinho, ormai inesistente da un anno intero, da quella famosa e animata discussione tra le più piccanti della serie All or Nothing, il documentario che realizzò Amazon per sviscerare aneddoti delle segrete stanze del Tottenham Hotspur 2019/20. Vicinissimo al trasferimento in Turchia, sponda Trabzonspor, club pronto ad assicurargli tre anni e mezzo di contratto; il calciatore s'è poi tirato indietro, evidentemente preferisce continuare a lavorare e giocare le partite dell'Academy, della squadra riserve, pur di arrivare a scadenza a giugno e scegliere con calma la destinazione degli ultimi passi al tramonto della sua carriera.

di Simone Dell'Uomo