In previsione dei prossimi campionati Europei femminili di calcio, abbiamo fatto una bella chiacchierata con Giulia Ferrandi.
Giulia è una centrocampista italiana, che durante la sua carriera agonistica ha avuto due esperienze in Inghilterra indossando le maglie di West Ham e Watford.
A ridosso di questa rassegna iridata, Giulia ci ha voluto raccontare la sua esperienza calcistica e il suo impatto con un mondo totalmente diverso da quello che era allora il movimento calcistico femminile in Italia, che era ancora considerato amatoriale rispetto a quello inglese che si stava strutturando per consentire successivamente l'ingresso nel professionismo.

Di seguito vi raccontiamo ciò che Giulia ha detto ai nostri microfoni :
1) Quale è stata la scintilla che ti ha spinto a scegliere uno sport a prevalenza maschile?
Ho sempre praticato sin da piccola sport che di solito sono a prevalenza maschile, infatti prima di iniziare la mia carriera calcistica praticavo Karate che seguivo con i miei fratelli. Prima di ogni allenamento io e i miei compagni per passarci il tempo giocavamo a calcio, e siccome ci allenavamo in una palestra polivalente c'erano anche delle porte che usava la squadra di pallamano. Durante un'azione di gioco in cui i miei compagni litigavano per un fallo, ho calciato la palla senza pensarci e ho segnato un gol incredibile. Il mio istruttore che aveva assistito alla scena mi prese sulle spalle, esultò con me facendo qualche giro di campo. Grazie a questo evento insolito ho deciso di non praticare più il Judo e decisi di giocare a calcio, per questo episodio insolito che mi ha regalato una grande emozione.

2) Abbiamo notato che hai praticato sia il calcio a 5 che il calcio a 11, quale è stata la ragione di tali scelte? Quale è stata la tua prima squadra di calcio?
Dopo che avevo smesso con il Karate ho cominciato a giocare a calcio frequentando due scuole giovanili, la prima nel mio paese, la seconda in un paese vicino. All'età di 14 anni mi prese l'Atalanta, con cui ho debuttato in prima squadra e dopo un pò sono passata al Brescia dove feci bene tanto da venire chiamata per la nazionale italiana. Era un bel periodo che fu bruscamente interrotto da un bruttissimo infortunio al ginocchio, che mi fece crollare tutte le mie certezze così decisi di lasciare il calcio per sempre. Fu una scelta che però durò poco, e per riprendere a giocare accettai una proposta di una squadra di calcio a cinque di un paese vicino Padova (la Lupe di San Martino di Lupari), e feci questa esperienza. Questa esperienza mi fece rientrare alla grande, tanto che subito dopo sono partita per Londra.
Voglio ricordare che essendo che a quei tempi il calcio femminile non era ancora a livello professionistico, alternavo i miei allenamenti con il lavoro. Infatti sin da ragazzina ho pensato al mio post-carriera calcistico, e già ero consapevole che senza un pò di curriculum avrei avuto difficoltà a trovare lavoro. Cosi che dopo la fine delle superiori ho cominciato a cercare un lavoro che mi permettesse anche di conciliare la mia carriera calcistica.
3) Come è nata l'idea dell'esperienza londinese? Parlaci delle tue esperienze con il West Ham e il Watford e su cosa pensi del movimento del calcio femminile in Inghilterra?
Dopo la fine della stagione intrigata da un esperienza all'estero ho cominciato a inviare curriculum alle società calcistiche londinesi, e fui molto fortunata perchè ricevetti risposta da West Ham e Tottenham. Il West Ham si è dimostrata la più interessata, cosi decisi di fare un provino con loro che allora erano allenati da Julian Dicks, che era considerata una leggenda degli Hammers. Julian mi invitò a salire a Londra per fare un provino, che passai con merito con l'allenatore che rimase molto soddisfatto della mia prestazione. Con lui rimasi d'accordo che sarei ritornata a settembre dopo la stagione lavorativa, che quell'anno mi servi per raccogliere i soldi che mi sarebbero serviti per vivere a Londra, che come ben si sa ha un costo della vita altissimo.

Decisi di fare questa esperienza prima di tutto per imparare l'inglese, perchè al giorno d'oggi è importante conoscere più di una lingua e per toccare con mano il calcio femminile in Inghilterra, che è sempre stato avanti con i tempi. Con il West Ham mi sono trovata molto bene, e dopo aver preso confidenza con la terza divisione inglese, decisi di alzare l'asticella e verso marzo (io arrivai in Inghilterra a settembre) ho fatto un provino con il Watford che mi prese immediatamente. Con loro debuttai a Vicarage Road, e per me fu una grande emozione debuttare in uno stadio così prestigioso visto che in Italia allora non eravamo ancora prese in considerazione dai grandi club.

Un'esperienza che mi ha fatto capire quanto è importante lo sport in Inghilterra, tanto che fin dalle scuole elementari dedicano molte ore alle discipline sportive facendone scegliere una obbligatoria ai bambini. Una mentalità sempre in avanti riguardo lo sport, grazie al quale il passaggio del calcio femminile al professionismo è stato molto agevole, soprattutto per le strutture che offre l'Inghilterra dove si allenano le ragazze molte delle quali sono messe a disposizione anche dei grandi club calcistici inglesi maschili, che supportano alla grande questo movimento tanto da integrare le squadre femminili alle prime squadre come se fossero parte di una grande famiglia.
Senza ombra di dubbio considero il campionato femminile inglese come un campionato d'alto livello, sia a livello atletico (per il livello di gioco), sia a livello economico (per gli investimenti fatti in favore del movimento) e sia a livello mediatico (con massicce campagne di Marketing per pubblicizzare l'importanza di questo movimento).
Grazie a tutto questo le migliori giocatrici del mondo cercano di andare a giocare in Inghilterra per migliorare la loro tecnica e fare un'esperienza di alto livello.
4) C'è una squadra che segui in Inghilterra e che ti piace in modo particolare?
Si, sono una grande tifosa del West Ham. Una squadra che seguo con molta più passione rispetto ad altre squadre in Italia. Recentemente ho anche avuto il piacere di conoscere Angelo Ogbonna, che considerò un punto di riferimento per l'impegno che mette in campo e per il suo modo di giocare.

5) Per quanto riguarda invece le ragazze, quale è per te la giocatrice che consideri più talentuosa e quella in cui ti identifichi?
Se devo scegliere una giocatrice tra le mie preferite, non posso che scegliere Fran Kirby del Chelsea. Si tratta di una ragazza che apprezzo non solo a livello sportivo, ma anche a livello caratteriale per i suoi valori che mette davanti a tutto. Ho avuto il piacere anche di conoscerla di persona, perchè è una grande amica di una mia ex compagna di squadra. Scelgo lei non solo per il talento ma anche per il suo modo di fare, e sopratutto ho ammirato il coraggio che ha avuto nell'affrontare la sua malattia (tempo fa le è stata diagnosticata una pericardite), senza arrendersi mai ed è stato emozionante vedere che la ha superata alla grande. Penso che sia un atleta e una persona da prendere come esempio.
Mentre una giocatrice nella quale mi identifico è Bethany England, anche lei gioca nel Chelsea e ricopre lo stesso ruolo che ricopro io in campo e abbiamo delle caratteristiche molto simili.
6) Per quanto riguarda gli europei imminenti, per chi farai il tifo? Chi potrebbe essere la squadra che la spunterà? Secondo te ci saranno sorprese?
Ovviamente tiferò per l'Italia, sono molto legata alle ragazze che conosco quasi tutte e spero che possano andare più avanti possibile, perchè più avanti vanno e più ne giova il movimento calcistico italiano come è successo ai mondiali. Per quanto riguarda invece le squadre favorite vedo Inghilterra, Germania e Olanda, con quest'ultima che potrà contare sul suo centravanti Viviane Miedema, che ha fatto la differenza nei mondiali precedenti e che la farà anche quest'anno agli europei, è una calciatrice che stimo moltissimo e che potrà essere una delle protagoniste di questa rassegna iridata. Come sorpresa invece direi la Svezia, che viene da un po di anni in sordina e che aspetta questa competizione per riscattarsi completamente.
Ringraziamo Giulia per questa sua chiacchierata e siamo davvero contenti che abbia voluto condividere con noi le sue esperienze calcistiche londinesi.
DiAlberto Zingales