Dobbiamo ancora aspettare il Tottenham
Aymeric Laporte ha infranto i sogni del Tottenham. E dei tifosi Spurs sparsi nel mondo. Che hanno accarezzato la League Cup. Ne hanno percepito il profumo, la fragranza. Che poi è evaporata. Tutta d'un tratto. Ad una manciata di minuti dai tre fischi di Tierney. Per la capocciata del difensore del City ex Bilbao. Che ha risolto l'atto finale della Coppa sponsorizzata 'Carabao' consegnandola ai Citizens. E a Pep.
La lunga attesa destinata a perdurare
Tottenham che manca ancora l'appuntamento con un titolo. La bacheca degli Spurs non si aggiorna dal lontano 2008. Tredici lunghi anni. L'ultima volta, l'ultimo trofeo conquistato, è stata la League Cup 2007/2008. 4810 giorni. Ne è passata di acqua sotto ai ponti. È molto tempo. Oltre un decennio, come detto. Col segmento temporale destinato inesorabilmente ad allungarsi. Ancora e ancora. Col Cockerel fuori dalla FA Cup, fuori dall'Europa, e in ritardo in classifica in campionato. Facile che si scollinino i 5000 giorni d'attesa.
Dall'ultimo trionfo del Tottenham ne sono successe di cose. E' stato lanciato Spotify. Così come Instagram. Abbiamo avuto ben quattro presidenti USA che si sono succeduti alla Casa Bianca. Il Principe William si è sposato ed ha avuto da Kate 3 figli. E addirittura la Gran Bretagna ha votato per uscire dall'Europa. Eppure gli Spurs da quel 2008 non riescono ad andare in fondo in una competizione ed alzare braccia e un trofeo al cielo.
La profonda delusione
A fine partita sul prato verde di Wembley la delusione tra i giocatori del Tottenham è stata tanta. Poteva essere tagliata a fette. A stento sono riusciti a trattenere le lacrime. Tranne Son, col pianto a sfigurargli il viso. Reazione spontanea. Di un calciatore unico. Fuori da ogni schema. Che offre poco lavoro ai fotografi. Al quale non piace alcun fenomeno barocchista. Dentro e fuori dal campo.
Lacrime di delusione, sconforto. La disperazione e la consapevolezza di chi sà che i tifosi Spurs dovranno ingoiare l'ennesimo boccone amaro della loro storia recente. Il calcio però è ancora capace di essere umano. Aldilà di proposte, piani, programmi e progetti mossi soltanto dal denaro. E ben vengano reazioni di questo tipo sui rettangoli verdi.
di Andrea Indovino