Fuori sicuramente dalle mappe di molti viaggi ma centrale se non fondamentale nella storia del calcio c’è la città diSheffield.
NelloYorkshire, a un’ora di treno daManchester, Sheffield è la classica città industriale ricca di fabbriche e case a schiera.George Orwellla definiva:"la città più brutta del Vecchio Mondo", eppure in un ambiente così ostile più di 150 anni fa nasceva il calcio.
 

Il Football


Sheffield è la sede di due famose squadre di calcio: loSheffield Unitede loSheffield Wednesday, ma prima che queste due realtà iniziassero la loro attività, prima che l’Italiafosse unita e proclamataRomacomeCapitale, nasceva loSheffield FC. Il club di calcio più antico del mondo, nato nel 1857.

Scopro l’esistenza di questa squadra un po' per caso, in Italia non molti conoscono la sua storia e se oggi vantiamo di essere appassionati di calcio è anche grazie allo Sheffield FC.
Per iniziare a sentir parlare di questo club bisogna andare indietro fino alla metà dell’800 quando il cricket era lo sport più praticatoOltre Manicae i giocatori, nei mesi più rigidi dell’anno, cercavano un’attività che li tenesse allenati. La scelta ricadde su questo sport, antenato del calcio moderno, che iniziava a farsi largo nei college della zona.

Il viaggio


È inizio novembre e improvvisamente nasce l’idea con la mia ragazza di fare un viaggio e io nemmeno a dirlo propongo l’Inghilterra. Quella terra fredda e piovosa, dopo tre anni di assenza, mi manca viverla come ai brasiliani, che soffrono disaudage, manca la loro terra d’origine. Non sono più nella pelle e in poco tempo butto giù il programma che tra le tappe tocca anche Sheffield. Nemmeno il tempo di pagare il viaggio che scrivo via email allo Sheffield FC se c’è la possibilità di accedere allo stadio il giorno del mio arrivo.
Provarci non costa nulla e non con poco stupore la risposta mi arriva quasi subito. Scambio alcune email con Richard, uno dei dirigenti del club, e fissiamo un appuntamento.
Io e la mia ragazza arriviamo alla stazione centrale di Sheffield il giorno concordato, ad accoglierci il classico clima inglese: freddo, pioggia e un compatto cielo grigio che non lascia passare nemmeno uno spiraglio di sole.

Non ci facciamo scoraggiare e ci incamminiamo verso il “Local Business Stadium”, lo stadio dello Sheffield FC. Ci avventuriamo verso la periferia sud della città con il treno che si ferma a una stazione desolata in mezzo al nulla. Il viaggio prosegue per altri 15/20 minuti a piedi, la pioggia non si arresta e le valige che ci portiamo dietro rendono il tragitto ancora più pesante. Ogni tanto mi volto indietro per vedere se la mia ragazza sia ancora con me ma anche per controllare se dal suo sguardo non mi abbia ancora mandato a quel paese, questa volta resiste, per fortuna ha un alto tasso di sopportazione.
 

Lo stadio


Finalmente arriviamo allo stadio, che poi dire stadio è un po' esagerato, 2000 posti di cui forse soli 100 seduti ne fanno una piccola bomboniera.
A farci le veci di casa c’è Richard che, dopo i classici, anche veloci onori di casa, ci porta a bordo campo, ci apre con il lucchetto il cancello che separa il campo dalla tribuna e ci dice “è a vostra disposizione”. Con non poco stupore entriamo sul terreno di gioco, il prato è fangoso causa pioggia e si vedono in alcune zone ancora le orme dei tacchetti dei giocatori.

 
“Non aver paura di battere quel calcio di rigore”
Dopo aver fatto le classiche foto torno dal gentile Richard per una richiesta particolare. Da alcuni giorni mi frulla per la testa un’idea:“lo Sheffield FC è il club di calcio più antico del mondo pensa che emozione sarebbe battere un calcio di rigore nel loro stadio”. Con un po’ di timidezza da parte mia pongo la domanda e la richiesta mi viene accolta, sono felice come un bambino.
Inizio a fare qualche palleggio tanto per smorzare l’emozione e mi avvicino verso il dischetto. La porta è vuota, grande e non c’è un portiere ma sento le gambe ballare, non nascondo che la paura di sbagliare c’è.
Mi passano per la testa diverse idee, sarei bugiardo nel dire che l’idea di fare il cucchiaio non mi sia venuta in mente e di sfoggiare un’esultanza particolare. Alla fine mi lascio trasportare dalle emozioni, chiudo un attimo gli occhi e calcio in porta, centrale per non sbagliare, e dopo aver visto il pallone superare la linea di porta alzo semplicemente le braccia al cielo per la più classica delle esultanze.

Con un sorriso stampato in faccia salutiamo Richard, alla fermata aspettiamo l’autobus che ci riporterà in città per poi andare a Manchester, un’altra tappa di un viaggio unico in cui Sheffield, nel suo grigiore e freddezza, mi ha fatto tornare bambino e fatto fare un tuffo nel passato, lì dove tutto è iniziato.
di Lorenzo Petrucci