Alberto è un ragazzo come tanti, con tanti speranze e sogni riposti nel cassetto. Grande appassionato di calcio e tifoso del Messina, città natale, inizia a diventare un cultore del calcio inglese grazie a un libro. Tra gli scaffali impolverati di una biblioteca siciliana c'era un libro con la copertina colorata. Tra vecchi romanzi storici e manuali di algebra quel libro sembrava non c'entrare nulla, chi lo aveva riposto lì doveva avere una tendenza a non catalogare i libri per genere ma per fortuna, già perché lo Alberto lo incrociò con lo sguardo. La tende della finestra andavano cambiate, il bianco tenue faceva entrare tutta la luce del sole che rifletteva i raggi sulle pagine ingiallite di Febbre a 90. Il romanzo, tradotto dall'inglese Fever Pitch era il capolavoro dell'autore britannico Nick Hornby, scritto nel 1992, una vita fa. Alberto si spostò dalla finestra per sfuggire al sole fastidioso e iniziò a immergersi nelle pagine, soffiando va la polvere di tanto in tanto.

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La storia Paul Ashworth, un giovane professore di lettere diviso tra la passione per l'Arsenal, squadra del cuore e la sua fidanzata, catturò Alberto sin dal primo istante. Il libro era uno splendore, un viaggio senza tempo nella Londra di un tempo, rivista anche nell'omonimo film ispirato dal romanzo. L'interpretazione magistrale di un grandissimo Colin Firth e le immagini del vecchio Highbury fecero sognare Alberto, che rivide il film più e più volte. Ogni volta era come se fosse sempre la rima, stesse emozioni, stessi battiti del cuore, sempre più accelerati. Londra, l'Arsenal e quel quartiere magico, tutto era maledettamente diverso dall'amata Sicilia.
Nonostante nella sua adolescenza fosse andato in Inghilterra per la classica vacanza studio, Alberto non ebbe occasione di visitare Highbury.

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Nel 1996 gli Europei si disputarono proprio in Inghilterra e Alberto s'innamorò di quella terra e del calcio d'Oltremanica. Il sole della Sicilia e il rumore del mare erano la colonna sonora che accompagnò quell'etate passata sul divano a fissare il tubo catodico. Ian Wright, idolo del suo professore del corso estivo di inglese, divenne l'idolo l'argomento principale e le pause pranzo divennero ogni giorno sempre più lunghe. Alberto iniziò a perdersi dietro le parole del professore e tra le pagine del Guerin Sportivo, uno dei pochi giornali italiani, con La Gazzetta dello Sport, a parlare di calcio inglese.

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Erano i tempi di Telepiù e Telepiù 2 e gli stadi inglesi si vivevano attraverso la televisione, si perdeva di vista il pallone per concentrarsi sul pubblico, vicino al campo, vicinissimo. Il sole della Sicilia e il rumore del mare sono a casa ma nel 2013 Alberto lasciò un pezzo di cuore nel cassetto, aperto a fatica per tentare di realizzare quei sogni custoditi gelosamente, forse troppo a lungo. A Londra si lavorava tanto ma nei giorni libero Alberto amava fare lunghe passeggiate fuori dall'Emirates Stadium, che nel 2006 prese il posto del vecchio stadio di Highbury, purtroppo. Il primo stipendio coincise con le prima partita, la prima di una lunga serie. La prima trasferta di Alberto fu magica e irripetibile, come in una favola nell'incantevole Craven Cottage.

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L'Arsenal sconfisse il Fuham 3-1. Il risultato importava poco perché lo sguardo del ragazzo siciliano era rapito dai canti e dai cori del pubblico, da quell'atmosfera unica. La prima sistemazione di Alberto era provvisoria e infatti dopo sei mesi salutò quella minuscola stanza nel quartiere di Brent per trasferirsi, udite udite, nel Nord della città, vicino al vecchio Highbury. Come in un film, quel film. La sua passione per i Gunners la condivide con il suo amico Ilario, ragazzo veneziano appassionato di cinema e fotografia, e ovviamente tifoso dell'Arsenal. Tra una pinta in un pub e uno sguardo al cielo, scongiurato la pioggia, Alberto si gode la città e soprattutto le sfide della sua squadra, soprattutto in compagnia degli Italian Gooners, il club dei supporters italiani dell'Arsenal, che oltre a organizzare trasferte all'Emirates, seguono il cub del North-London in giro per l'Europa. Il club Italian Gooners è molto attivo anche nel sociale, e in perfetto stile inglese, organizza anche raccolte di beneficienza, a cui ha partecipato anche l'ex portiere dell'Arsenal Vito Mannone.

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Vivere ad Highbury era un sogno che si realizza, toccare il cielo, seppur grigio, con un dito e avere il cuore a mille ogni giorno. Alberto, proprio come Paul, divenne un tifoso sfegatato dei Gunners, raccogliendone in eredità gioie e dolori, vittorie e sconfitte, sorrisi e lacrime. Quelle non mancano mai, quando pensa alla sua Sicilia, al sole e al rumore del mare ma anche tra le vecchi case vittoriane di Highbury si può vivere con il sorriso, sottile, timido, di chi ha aperto il cassetto del comodino per realizzare i propri sogni.